«Contatto avvenuto. Tutto Ok. Da Roma aspettano. Appena so ti chiamo. Ciao. G.P.». Risposta: «Ok, tocchiamoci i maroni». 2 luglio scorso: a premere freneticamente sulla tastiera del telefonino sono G.P., Gianpiero Fiorani, e il suo braccio destro Boni, a quanto pare due veri patiti degli Sms, visto che proprio uno di questi, conservato gelosamente per quasi cinque anni da una delle gole profonde dell’inchiesta, Donato Patrini, metterà nei guai l’ex numero uno di Bpi rivelando in lui l’autore di un messaggio per un conto cifrato.
Queste le prime righe dell’articolo di Paolo Colonnello per La Stampa. Un pezzo che ricorda, per chi ancora dubitasse, quale sia l’importanza raggiunta dagi SMS. Nuova forma di comunicazione attraverso la quale passano (anche) intrighi miliardari. E scalate dalla legalita’ dubbia.
Il messaggino telefonico, strumento prediletto dagli adolescenti, entra di prepotenza anche nell’inchiesta sugli scandali finanziari degli ultimi mesi. E spunta qua e là tra le centinaia di migliaia di carte depositate insieme ai provvedimenti di cattura emessi dal Gip Forleo due settimane fa nei confronti dei «furbetti del quartierino». Ma a differenza delle chiacchierate accorte (visto che sapevano di essere intercettati) registrate dai finanzieri, gli Sms raccontano brevi episodi, considerazioni, commenti che se pure non aggiungono nulla all’inchiesta, rivelano un mondo che oltre agli affari, più o meno leciti, non dimentica la battuta. E ignora nel contempo tutto ciò che accade oltre il grigio orizzonte degli affari, delle feste per vip, della febbre per le scalate.
Suona davvero disarmante come tra i vertici della finanza, a decidere, almeno nel caso di Fiorani e compagni, siano soprattutto degli «uccellini». Il 2 luglio, F.B. (Boni) a Fiorani: «Un uccellino mi ha detto che oggi Bankit dà l’Ok! Ti chiamo dopo per conferma». Ricucci, al solito, è un po’ megalomane: «Stefano chiede di far acquistare Libero!», scrive un suo collaboratore. Lui, l’immobiliarista, si lamenta: «Io sono controllato da mattina a sera, telefoni, tutto. Non c’è niente che devo fa’. Indagate, tanto che dovete indaga’? Ma dimme se è un reato andare a chiedere i soldi alle banche!».
Ma l’Sms è soprattutto strumento per inaspettate solidarietà. Ecco quella di Luigi Donato a Fiorani dopo che sui giornali escono le prime indiscrezioni sull’inchiesta, 5 luglio: «Da quanto letto suoi quotidiani ti esprimo la mia massima solidarietà». Qualcuno non dimentica l’ironia: «Che amico importante che ho… la prossima volta vedi di finire sui giornali perché ti sei fatto beccare con qualche sventolona nei bagni dell’aeroporto…». C’è chi si esprime con parole dolci e chi si presenta come un leone, magari nel corso di una delicata riunione in Bankitalia: «Sto pigliando a calci nel culo un po’ di gente importante in banca. Per cortesia se mi cacciano trovami un posto da voi…».
Sale l’inchiesta e crescono le solidarietà: il 15 luglio a Fiorani arriva questo Sms: «Dott.Fiorani sono l’on. Ascierto (An, ndr). Il mio amico Paolo Sinigaglia mi ha parlato delle difficoltà Antonveneta, se mi chiama io sono pronto con un gruppo di parlamentari per un’interrogazione. Comunque sono a disposizione…». I più belli però si leggono dopo il 26 luglio, quando i giornali sparano le prime intercettazioni e la richiesta dei provvedimenti di sequestro sui titoli Antonveneta. Messaggio a Fiorani: «Ti hanno arrestato? Dimmi se devo comprare le arance???». Risposta: «Preferisco le banane!».
Il 27, il solito, o la solita spiritosa, dopo la pubblicazione dell’intercettazione sulla telefonata tra Fazio e Fiorani, scrive: «Tieni duro, alla fine vinceremo. Ti bacio sulla fronte…».
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