Si annunciano giornate “calde” sul fronte delle tlc.
La “questione” delle intercettazioni sugli ex clienti Telecom, il cosiddetto winback, “è all’esame, ma in quale forma non lo posso dire. Domani ne sapremo di più”. Cosi’ il presidente dell’Autorita’ per le comunicazioni Corrado Calabro’. Il Direttivo dell’Associazione Stampa Romana intanto, insieme al cdr di La7 (gruppo Telecom Italia), chiede che ”al di la’ delle generiche assicurazioni fornite dalla proprieta’, venga chiarito definitivamente nel prossimo incontro con i vertici aziendali, se personaggi coinvolti o indagati nella vicenda si siano occupati a qualsiasi titolo dei giornalisti di La7 e delle altre testate del gruppo e della loro attivita’ e quali siano i criteri di accesso e gli standard di sicurezza e di rispetto della privacy dei sistemi informatici e di comunicazione in uso a La7 e nelle altre testate del gruppo”.
Sul fronte prettamente politico-legislativo, il Garante affrontera’ anche nel consiglio di domani a Napoli le dimensioni economiche del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni, asse portante della Legge Gasparri sul riassetto del settore radiotelevisivo. ”Non so se ci sara’ la deliberazione”, ha detto Calabrò.
Sul Sic si scatenano le forze politiche a colpi di Ansa: ”Il piano generale delle frequenze non e’ certo una novita’ e si attende da tempo una stesura definitiva da parte dell’Authority” dice Paolo Romani, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera. ”Se tale piano diventa un alibi e deve servire per limitare la capacita’ trasmissiva degli attuali protagonisti del mercato che si sono gia’ impegnati sulle stesse frequenze per far partire il digitale terrestre, moltiplicando i canali per cinque, allora questo e’ un altro problema. E il ministro Gentiloni lo deve chiarire”.
”Ha ragione il ministro Gentiloni: le frequenze non possono essere considerate un bene privato ma, come per il demanio, considerate un bene comune sottoposto a regole e vigilanza” afferma Sergio Bellucci (Prc). ”Certo, nel nostro paese, ogni volta che si tenta di affermare un principio nel campo della disciplina radiotelevisiva scattano immediatamente i riflessi condizionati di chi difende la situazione di monopolio. L’Italia e’ l’unico paese avanzato a non aver adottato un piano di ripartizione delle frequenze nello spettro radiotelevisivo, aver ipotizzato una transizione al digitale lasciando le frequenze senza regole. Questo ha determinato un vero e proprio accaparramento con conseguenti squilibri rispetto al trattamento di altre bande di frequenze che, invece, sono o sottoposte a regole precise o, addirittura, messe all’asta dallo Stato causando l’esborso di centinaia di miliardi come e’ accaduto per le licenze della telefonia UMTS. Servono regole trasparenti che impediscano il mantenimento degli attuali squilibri, operino per la fine dei monopoli, aprano a nuovi soggetti e all’utilizzo di nuove tecnologie, come nel caso della radiofonia digitale (DAB), facendo pagare il giusto a chi utilizza, per fare profitti, un bene comune come le frequenze”.
”Dove sono stati Maurizio Gasparri e Mario Landolfi in questi cinque anni?”: se lo chiedono l’on. Enzo Carra della Margherita e l’on. Giuseppe Giulietti dei Ds, che aggiungono: ”Ora che il nuovo ministro delle Comunicazioni insieme all’Authority per le Comunicazioni annuncia finalmente una ‘operazione trasparenza’ sulle frequenze televisive, i due esponenti della Cdl, che in questi anni nulla hanno fatto per porre un freno alla giungla delle frequenze, farebbero meglio a tacere”. ”Avere avallato nella scorsa legislatura il Far West televisivo – argomentano Carra e Giulietti in una nota – ha provocato infatti tra l’altro all’Italia pesanti contraccolpi a livello internazionale, ad esempio nella conferenza di Ginevra che si conclude in questi giorni. E’ sorprendente dunque – concludono i parlamentari dell’Ulivo – che parli ora chi per tutto questo tempo ha taciuto sulla giungla delle frequenze televisive”.
”Stupisce che gli onorevoli Carra e Giulietti ignorino o fingano di ignorare che la compravendita delle frequenze e’ stata introdotta dai governi ulivisti con la legge 66 del 2001”. E’ la replica dell’on. Mario Landolfi (An). ”Ancor di piu’ meraviglia il fatto che gli onorevoli Carra e Giulietti dimentichino o fingano di dimenticare – continua l’esponente di An – che tutte le acquisizioni delle frequenze sono state approvate dall’Agcom e dall’Antitrust. Spero, infine, che non ignorino che fino alla completa attuazione del piano digitale il 40 per cento di ogni multiplex deve essere messo a disposizione di terzi soggetti. Consiglio vivamente ai due colleghi parlamentari di dare una ripassatina alle leggi in materia radiotelevisiva”, conclude l’ex ministro delle Comunicazioni.
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