L’entrata in vigore delle nuove norme sui call center aveva fatto stappare bottiglie di spumante alle migliaia di precari del settore. Niente più contratti coccodè e similari: il lavoratore del call center va assunto, a meno che non sia un venditore.

La prima reazione è di Atesia, società ex Telecom ora in mano all’imprenditore romano Tripi: 550 licenziamenti (si potranno chiamare così anche se si tratta di contratti precari?) su 3800 addetti.

Meglio rimettere il tappo alla bottiglia in attesa di tempi migliori…

3 pensiero su “Call center, l’euforia dura poco”
  1. I Call Center/Contact Center/Customer Care (o se la guardiamo dal punto di vista aziendale Centri di Costo) rappresentano nella società del nostro tempo una entrata “veloce” (anche in termini di permanenza temporale…) nel mondo del lavoro. Molte aziende (anche del settore TLC) utilizzano le risorse umane con svariati tipi di contratti: di somministrazione, a progetto e chi piu ne ha piu ne scriva basta navigare nei tradizionali siti di ricerca del lavoro.
    Sono stati scritti diversi libri (alcuni anche realmente divertenti) e diversi articoli su settimanali&quotidiani su queste nuove e sempre piu importanti figure professionali: l operatore call center sempre piu crocevia tra le esigenze del cliente (la conclamata care) e ovviamente quelle dell azienda.
    Alcuni hanno scritto che i lavoratori del CC sono gli operai della new economy altri che sono il vertice della piramide aziendale (evidentemente ribaltata); due visioni evidentemente contrapposte per definire lo stesso ruolo.
    La nuova tendenza si chiama outsourcing (la citata Atesia è una testimonianza famosa nel Belpaese), cioè affidarsi ad aziende esterne per sgravare i costi ai Centri di Costo. I lavoratori somministrati che operano direttamente all interno dell azienda invece risultano quasi dei privilegiati se confrontati appunto ai lavoratori esterni…..
    Nei “pollai” (eheh) oggi si rifugiano le piu disparate persone che a fronte di contratti, a volte anche bi settimanali, debbono cercare di “deliziare” il cliente, questo è possibile?
    E’ possibile conciliare la cura del cliente e le possibilita offerte al lavoratore? Si possono raggiungere le auspicate performance a fronte di una professionalita acquisita senza gravare eccessivamente nei bilanci aziendali? Ma sopratutto la famosa “care” esiste o è solo una immaginifica illusione? Ai posteri l ardua sentenza 🙂
    Dimitri

  2. Molte aziende hanno contratti di call center “non precari”, e affidano all’esterno solo la gestione dei picchi (in concomitanza di nuove promo, del periodo natalizio, ecc). E’ bamale osservare che il call center sia da un lato un costo, dall’altro un investimento che l’azienda fa per assicurare un servizio migliore alla clientela.

  3. Sarà anche banale ma sono queste le parole dei managers dei CC delle telco.
    Peraltro tu m insegni ed anche, statistiche alla mano, il rapporto tra dipendenti e precari pende dalla parte dei secondi con preoccupante crescita..
    Di norma un’azienda tende ,alla nascita, a costituire, una propria base “fissa” esaurita la quale si affida ai precari e piu i margini si assottigliano piu vengono “colpite” determinate aree…
    Inoltre ti posso dire che per alcune aziende i “picchi” sono tutto l’anno….guarda caso 🙂
    Dimitri

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