L’eliminazione dei costi di ricarica significa per lo Stato un minor gettito fiscale di circa un miliardo di euro. Soldi che dovranno essere recuperati altrove (nuove tasse, aumento delle aliquote esistenti, ecc)… o no?
Dalla relazione tecnica dell’Economia emerge che l’abolizione degli extra-costi sulle tariffe telefoniche non peserà sulla finanza pubblica perché «non comporterà diiniriuzioni di fatturato del settore per via del «concomitante effetto, da un lato della ristrutturazione delle tariffe e, dall’altro, dell’aumento degli acquisti». Per il deputato di An, Stefano Saglia, il testo messo a punto dai tecnici del Tesoro è fin troppo chiaro: «Mette in luce il bluff del governo, perché gli italiani continueranno a pagare gli extra costi sotto forma di aumenti tariffari. E poi perché non si discutedi carte di credito prepagate? E evidente che Prodi e Bersani fanno solo il solletico ai poteri forti». Per il deputato di FI, Benedetto Della Vedova, la nota del ministero alza il velo sulla mancanza di copertura del provvedimento e «intanto lo Stato continuerà a incamerare l’iniquo balzello della tassa di concessione governativa sugli abbonamenti». Ma la relazione dell’Economia ha sollevato forti preoccupazioni anche tra le ifie della maggioranza. 11 responsabile riforme della Margherita, Riccardo Villari, ha chiesto che «il governo sia chiaro sui tagli dei costi delle ricariche telefoniche, fugando eventuali dubbi sulla possibilità che l’eliminazione di una tassa ingiusta si ripercuota sugli utenti sotto altra forma». (da Finanza e Mercati)
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