Ci sono volute sei ore per mettere d’accordo tutti sul piano Telecom Italia. Ha vinto Guido Rossi, che compattando il management è riuscito a mettere nell’angolo Tronchetti Provera. Insomma, come commenta il IlSole24Ore, non basta il 18% di Olimpia per controllare Telecom. Tre gli astenuti durante la votazione (Pasquale Pistorio, Carlo Puri Negri e Massimo Moratti, tutti vicini a Tronchetti Provera), Merloni è uscito prima del voto.
Il vero vincitore è dunque Rossi, che ha portato dalla sua parte anche Buora (un ex fedelissimo di Tronchetti?) e Mion, rapprersentante di Benetton.
Sul fronte della possibile alleanza spagnola, la stampa italiana sembra disorientata: c’è chi dice che Rossi non esclude un accordo, chi invece titola dando per scontato che Rossi preferisca la cordata di banche italiane. Capofila Mediobanca, che starebbe cercando un pool di investitori desiderosi di entrare in Olimpia. Pirelli starebbe però ancora cercando di convincere Telefonica ad entrare nel capitale della società che con il 18% controlla Telecom.
Sul fronte dei risultati finanziari (offuscati sui media dallo scontro Tronchetti-Rossi vinto da quest’ultimo), per Telecom Italia diminuiscono debiti (adesso a 37,3 mld) e i profitti netti (3,01 mld nel 2006, in calo del 6,3%), i margini sono in crescita ma sotto le attese, il dividendo è invariato (0,14 euro per azione) ma da Telecom hanno già fatto sapere che “in futuro si cambierà”. Insomma, il ricchi dividendi potrebbero diventare solo un ricordo.
Emblematica, se confermata, la dichiarazione di Rossi (nei retroscena raccontati da Giovanni Pons su Repubblica): “Quello di Telecom Italia non è un piano di grande sviluppo, ma è quello che si può fare oggi: non possiamo imbrogliare il mercato“. Se la frase è vera, la domanda è lecita: fino ad oggi, allora, cosa è stato fatto?
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