Uno degli aspetti più preoccupanti della vicenda Telecom è quello legato a TiLab, l’ex Cselt. Un centro di ricerca di eccellenza, capace di sfornare 60 invezioni ogni anno, occupando circa 6300 persone (1400 a Torino per l’innovazione in senso stretto, altri a Milano e Roma per l’ingegnerizzazione dei prodotti) e facendo ricerca di alto livello coordinandosi con i maggiori centri mondiali. Dopo il centro Alcatel, TiLab è al secondo posto nella graduatoria dei finanziamenti UE per la ricerca nelle tlc.
AT&T, se riuscirà ad acquisire il controllo di Telecom Italia, non esporterà la tecnologia italiana nel mondo, piuttosto importerà in Italia la tecnologia americana. Scrive Luigi Grassia su LaStampa (unico quotidiano nazionale ad occuparsi per il momento di TiLab):
Il punto di partenza è che la Telecom fornisce servizi di Tlc tramite apparecchiature che non produce in casa; di conseguenza, le sue innovazioni consistono (di regola) nell’assemblaggio originale, nell’adattamento o nell’evoluzione di prodotti già presenti sul mercato, oppure molto prossimi ad arrivarci. Il Cselt, antenato di Telecom Lab, nacque 40 anni fa come centro di documentazione per mettere l’allora Sip in grado di capire che cosa succedeva nel mondo delle Tlc. Oggi la struttura, molto cresciuta, si occupa innanzitutto di suggerire alle divisioni operative del gruppo come utilizzare al meglio la varietà di offerte proposte da produttori come Alcatel, Cisco, Ericsson e così via. Quella che si fa in casa Telecom è innovazione di sistema (non di prodotto): si tratta cioè di capire l’architettura delle tecnologie emergenti e di pila- tare l’innovazione verso le applicazioni più adatte. Tutto ciò avviene abitualmente in rete, in quotidiano contatto con strutture private e pubbliche.
by aghost
10 Apr 2007 at 09:15
mi pare una tesi leggermente bizzarra: se la tecnologia italiana è valida, perché mai non dovrebbe essere utilizzata ed esportata dai nuovi compratori?
Piuttosto questi ultimi avranno tutto l’interesse a far dimagrire i carozzoni e razionalizzare i costi.
Insomma questi ali lai che ora si levano per l’italianità di telecom mi sembrano i soliti pretesti perché la gallina dalle uova d’oro non finisca in pasto allo straniero.
by MFP
10 Apr 2007 at 11:47
Perchè i brevetti è meglio farseli in casa (USA) piuttosto che oltreoceano (Europa). O meglio: perchè è meglio esportare proprietà intellettuale che servizi agli utenti… perchè così facendo ci si mantiene in testa alla locomotiva. Ad AT&T non interessa il TILab (quello si può inizialmente svuotare, incamerando i suoi brevetti, e mandarlo a morte), ma i 100 milioni di clienti TI… oche da fois gras… a cui vendere le royalties su cui si basano i servizi offerti ai clienti.
by Massimo Cavazzini
12 Apr 2007 at 19:55
Aghost, ti chiedi il perchè e ti rispondo con un esempio ‘storico’: betamax Vs VHS (o preferisci Windows Vs MacOS?) 🙂