Più volte su Telcoeye ho affrontato il tema del Wi-Fi gratuito, non ultimo quando ho parlato di X-Series. Rimango dell’idea che ad oggi pochi siano propensi ad usare il WiFi (li incasello nella categoria ‘smanettoni’), ancor meno a pagare per avere la connessione wireless. Scrivevo:
In fin dei conti, potrei sempre dire a chi si lamenta di usare il WiFi: gli smartphone che lo integrano sono a listino. Forse pagare 5-10 euro al giorno per WiFi non va bene? E allora, di grazia, perchè le telco mobili dovrebbero svendere quello che altri fanno pagare a peso d’oro? In genere chi scrive male dei prodotti/servizi 3G esalta il WiFi e lo prende come esempio di alternativa gratuita. Salvo poi rendersi conto che gratuito non è (o meglio, quasi mai) e che copertura e velocità non sono paragonabili alle reti mobili. Negli ultimi 5 alberghi in cui sono stato, l’accesso WiFi costava tra i 5 e gli 8 euro al giorno, la connessione era tutto sommato lenta e a livello economico come utente privato mi sarebbe convenuto usare il 3G.
Torno sull’argomento dopo aver letto questo articolo di PI:
Il WiFi gratuito ha vita difficile in Italia quando nasce per iniziativa di volenterosi cittadini: l’associazione Amici dell’Italia ha reso noto che dalla notte scorsa nella cittadina turistica di Termoli ha cessato di funzionare un hotspot gratuito di discreto successo.
Quanto successo?
In pochi mesi sono 90 i cittadini termolesi che si sono iscritti
Quanto costerebbe mantenere in vita l’hot spot?
3mila euro, mentre con altri 10mila lo si potrebbe estendere anche a tutto il lungomare nord.
Chi dovrebbe pagare?
In tanti si sono detti disponibili a pagare una cifra modica per fruire del servizio, che comunque i più ritengono debba essere finanziato dal Comune.
Dunque: 90 persone si sono registrate (quante l’hanno usato? e per quanto tempo?) e costerebbe 3mila euro mantenere il servizio. Fa 33,33 euro a persona. Per un anno (presumo).
Forse, anzichè chiedere a Pantalone di pagare, si potrebbe chiedere agli utenti. Tanto, secondo l’Associazione, “in tanti si sono detti disponibili a pagare una cifra modica per fruire del servizio”. Un abbonamento da cinque euro/mese, se i numeri dati sono veritieri, basterebbero per arrivare alla cifra richiesta.
La riflessione è sempre la stessa: siamo così sicuri che molti siano disposti a pagare per avere Wi-Fi? Oppure qualcuno lo usa, purchè sia gratis, ma se lo dovesse pagare non lo farebbe? Non possiamo avere un unico business model “Paga la Pubblica Amministrazione”…
by aghost
10 Lug 2007 at 08:26
Il confronto del costo del wifi fatto pagare dall’albergo è del tutto fuorviante. Cosa c’entra?
Quanto ti fanno pagare una bottiglietta di minerale presa dal frigo bar?
Dai Cavazzini su, fai il bravo… 🙂
by Massimo Cavazzini
10 Lug 2007 at 18:11
Nel caso specifico citato da PI, 90 persone in 6 mesi non giustificano 500 euro, figuriamoci 3mila (ad occhio i 3mila ripagano anche i primi mesi “gratuiti”…).
Vedi, sei arrivato al punto: il servizio ha il prezzo che i consumatori sono disposti a spendere. Se è gratis per l’utente (ma non in assoluto: la PA o i privati pagano), qualcuno si dice interessato. E’ l’unico modello di business? Se ce ne sono altri, sentiamoli (e applichiamoli).
Lo dico a fine post: l’unico modello di business è “paga la PA”? Il secondo è “paga la pubblicità”? Se sì, significa che i consumatori non sono pronti a pagare…
by gottama
10 Lug 2007 at 20:43
Qui dalle mie parti quasi un centinaio di clienti hanno fatto della connessione wi-fi pagata di tasca propria il loro abbonamento a banda larga residenziale e in mobilità.
Mi occupano molto tempo, ma in genere mi paiono contenti.
Pagano cifre simili a quelle delle adsl e in più hanno la mobilità in premio.
by MFP
12 Lug 2007 at 15:18
Max… dai retta a zio Aghost e fai il bravo 🙂
Quanto può stare una persona, un residente, in piazza a Termoli? 20 minuti al bar per l’aperitivo? E non so tu ma io per l’aperitivo al computer, o a combattere con l’e61, non voglio neanche pensarci… insomma, stiamo parlando di un’oasi nel deserto dei tartari… ma se quei 5 euro/mese sarebbero validi per accedere da tutto il territorio italico?
L’unica differenza tra un operatore mobile nazionale e queste iniziative estremamente locali (1 solo access point!) è che queste ultime mancano di massa critica… quella che ad esempio si sta comprando FON barattando coordinate geografiche con router da 20 dollari… e anche se il loro modello di business deve essere ancora dimostrato che funzioni, di certo Sequoia e BT non regalano 45 milioni di euro per filantropia…
Se uno qualsiasi dicesse: “paga 60 euro/anno per collegarti sempre e ovunque”… ecco fatto che X-Series mostra tutti i suoi limiti, perchè costa di più dei 5 euro/mese del WiFi e ne è solo un surrogato. Ma se escludiamo i comuni per evitare di ricorrere al solito Pantalone (anche se la connettività è oggi come l’elettricità era agli inizi del secolo scorso), rimangono soltanto le piccole aziende come quella coinvolta nell’iniziativa di Termoli che però non possono accedere alle materie prime… le frequenze… perchè queste ultime sono appannaggio esclusivo di pochi grandi gruppi che non vogliono competere su un mercato libero e quindi deviano il legislatore affinchè non venga data la possibilità ad una piccola azienda, magari innovatrice e snella, di competere con loro. Perchè oggi, per fare si che qualcuno chieda 5 euro/mese per avere una connessione mobile neutrale su tutto il territorio italiano, occorre soltanto cambiare la normativa affinchè permetta a tutti di accedere alla risorsa naturale… non c’è mancanza di tecnologia o di aziende interessate, c’è solo una mafietta trasversale tra grandi operatori e politici…
by Massimo Cavazzini
12 Lug 2007 at 15:58
Michele, dai retta a Max 🙂
Tu mi dici che se costasse 5 euro al mese per accedere ovunque in Italia ci sarebbero persone disposte a comprare… e ti credo!!! Peccato che quel prezzo non ti permetterebbe di rientrare degli investimenti fatti per garantire il servizio (copertura+qualità) e quindi nessuna azienda lo offre. Il punto è sempre lo stesso: non esiste ancora un modello di business sostenibile, inutile che si cerchi di dimostrare il contrario. Nessuna azienda investirebbe milioni di euro senza la ragionevole certezza di rientrare nell’investimento.
Scrivi:
“Se uno qualsiasi dicesse: “paga 60 euro/anno per collegarti sempre e ovunque”… ecco fatto che X-Series mostra tutti i suoi limiti, perchè costa di più dei 5 euro/mese del WiFi e ne è solo un surrogato.” sbagliando due volte, imvho.
La prima è che nessuno lo può dire: trovami oggi un’azienda che abbia investito soldi privati (e sia profittevole) per coprire non dico l’Italia, ma una città italiana. Non c’è, quindi il tuo ‘se’ vanifica l’ipotesi. Iniziamo a vedere un’ofrferta a 5 euro, poi ne parliamo.
La seconda è che X-Series non è un surrogato del WiFi: non puoi paragonare un bundle di servizi con una tecnologia. Al limite puoi paragonare umts/hsdpa con wifi: mobilità, copertura, prezzi, qos, affidabilità, gradimento, diffusione, ecc. Non c’è confronto, ovviamente a favore del 3,5G.
Infine, le frequenze: l’azienda di Termoli ha comprato le frequenze? No… e tra l’altro anche se fossero in vendita torniamo al discorso iniziale: ci sono aziende che comprerebbero le frequenze (pagandole il giusto, non pretendendo la svendita), investirebbero per la rete e la connettività, per poi vendere allo 0,5% della popolazione un prodotto a 5 euro/mese? Io dico di no, e sinceramente il fatto che il WiFi esista da anni ma non si sia ancora diffuso ne è la prova. Non è una questione di frequenze, chi riteneva il gsm e l’umts un business, ha speso i soldi. Se nessuno l’ha fatto col wifi, un motivo c’è…