Troppo caro acquistare le frequenze per il DVB-H: la Rai non ha 300 milioni da investire e quindi inizierà a sviluppare una rete DMB per offrire la Tv Mobile Digitale:
Gli operatori nostrani sembrano convinti della bontà della decisione con cui RAI ha formalizzato ieri che non intende seguire la via del formato DVB-h per la televisione mobile. Una decisione che arriva a pochi giorni da quando l’Unione Europea ha reso chiara l’intenzione di sostenere proprio DVB-h per le trasmissioni in mobilità nel Vecchio Continente.
Leggendo il pezzo di PI, in realtà si tratta più di una necessità che di una convinzione:
Le ragioni della scelta sono prima di tutto economiche, come ha spiegato Stefano Ciccotti, amministratore delegato di RaiWay: il DVB-h, che pure stenta a partire nonostante il forte impegno da parte di TRE, costa, e costa molto
Insomma, la RAI non ha soldi da investire e quindi, obbligata dal contratto di servizio a sperimentare, sceglie non la tecnologia che considera migliore, ma quella che costa meno. Contratto di servizio rispettato e soldi risparmiati.
Leggo qua e là che il DMB avrebbe avuto successo in Asia: in realtà, è usato in Corea, altri operatori asiatici guardano con interesse al DVB-H. Come spiega anche Strategy Analytics, a vincere la battaglia degli standard per la televisione digitale mobile sarà molto probabilmente l’europeo DVB-H, che riuscirà a superare la concorrenza del DMB coreano e del MediaFlo di Qualcomm. “Il DMB – ha detto qualche mese fa Davide Kerr, VP di Strategy Analytics – si è affermato in Corea dove è nato, ma nel resto del mondo gli operatori hanno scelto il DVB-H. Lo hanno fatto l’Europa, l’Asia ad esclusione di Corea (DMB) e Giappone (ISDB-T) e gli Stati Uniti dove MediaFlo fatica ad affermarsi”. Senza contare che l’Europa è pronta a sostenere con forza il DVB-H, standard “locale” e migliore dei concorrenti.
Perchè? Un paio di considerazioni:
– Larghezza di banda
DVB-H è banda larga: 8 Mhz, T-DMB è banda stretta: 1,712 Mhz
– DVB-H ha una migliore resilienza: una migliore resistenza ai disturbi del segnale
– Codifica di errori
DVB-H ha tre livelli di codificazione errori (Conv + RS FEC + MPE-FEC), T-DMB ha due livelli di codificazione errori (Conv + RS FEC). Il DVB-H consente una migliore ricezione del segnale anche in situazioni critiche
– Capacità (data rate) per Multiplex (copertura)
DVB-H nel peggiore dei casi (banda minima 4.5 Mbit/s) offre una capacità 4 volte maggiore al DMB. T-DMB è praticamente limitato a 1.06 Mbit/s DVB-H offre più flessibilità nell’offerta e una maggiore capacità di trasmissione dati. Il DVB-H permette quindi la trasmissione di più canali su un medesimo Multiplex. È possibile trasmettere fino a 40 canali, contro i 3-5 canali permessi dal T-DMB.
– Costo e fruizione della rete
Con lo stesso investimento in infrastrutture il DVB-H offre 4-5 volte la capacità rispetto al T-DMB; il che vuol dire che a parità di investimento il DMB offre un quinto delle prestazioni.
– Accesso condizionato
Il DVB-H supporta l’acesso condizionato (ovvero può essere usato come pay-tv), il DMB no: può trasmettere solo canali in chiaro. Ora, è evidente che se al grido di “gratis, gratis” le associazioni di consumatori benedicono il DMB, a livello di mercato significa che un operatore dovrebbe investire milioni per la rete e centinaia di milioni in diritti tv senza alocun ritorno, se non pubblicitario. Il che, considerato che in un paio di anni il mercato pay-tv supererà quello pubblicitario, non sembra una grande garanzia per gli investitori.
In altre parole, la scelta della RAI va letta sotto un unico profilo, a mio parere: deve rispettare il contratto di servizio e quindi sceglie la tecnologia che costa meno. Non importa se su quella rete potranno starci massimo 2-3 canali (sono proprio quelli della Rai) che non ri ripagheranno con la pubblicità (ma tanto paghiamo noi, con il canone). Non importa se la tecnologia T-DMB è peggiore sul piano tecnico (perchè con 8 milioni di euro dichiarati, non credo possano pensare all’S-DMB), non importa se non garantisce il sistema di pay-tv che può assicurare il ritorno economico degli investimenti: l’importante è rispettare il contratto di servizio, salvando le apparenze.
L’unico aspetto positivo è che finalmente potrebbe partire anche da noi la radio digitale (DAB), un servizio che all’estero è già diffuso e che potrebbe rappre4sentare un grande passo in avanti per il mercato radiofonico italiano.
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