Astroturfing: parola astrusa per i più, ma con un significato tutto sommato semplice: manipolazione/imitazione di opinioni o comportamenti popolari. Fino ad oggi nota ed applicata principalmente in politica, con l’espansione di Internet, dell’informazione dal basso e dei social network, l’astroturfing si è da qualche anno fatta strada anche su Web.
Sono molte le aziende che costruiscono finti blog per promuovere un prodotto (come racconta Luca su La Stampa a proposito di Ronaldo) o che sguinzagliano finti clienti tra forum, newsgroup e blog per parlare bene dei propri prodotti (e magari male dei prodotti concorrenti).
Nel 2002 ricordo di aver visto i documenti di una nota telco: affidava l’incarico di monitorare il Web in tutte le sue forme, “agendo ove necessario” (sic!) per correggere le opinioni negative. Ovviamente il miglioramento delle opinioni non avveniva lavorando lato-azienda (che so, migliorando il prodotto), ma inondando il medium di commenti positivi. Risultato minimo la creazione di rumore di fondo abbastanza forte da coprire la lamentela degli utenti, risultato massimo il cambiamento di opnione. Non ho idea se la pratica sia ancora adottata, ma nulla mi fa supporre il contrario.
Sul Sole24Ore, Fabrizio Patti racconta oggi che pratiche di questo tipo potrebbero costare care: fino a 500mila euro. Scrive Patti:
Tra le righe di una direttiva europea sulle pratiche commerciali scorrette (la2005/29/CE), recepita in agosto dal dlgs 46/2007. Non solo: all’inizio di dicembre è stata anche pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale una delibera dell’Antitrust che regolamenta le procedure istruttorie in questa materia.
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