Un passo per uscire dalla crisi: con l’accordo di ritrutturazione del debito con Intesa San Paolo e JP Morgan, la società sarda evita il rischio insolvenza. Complesso l’accordo, diviso in tre parti e che prevede anche un aumento di capitale in tre passi.
Dei 630 milioni di debiti Tiscali ne rimborserà 208, utilizzando i proventi dell vendita di Tiscali Uk (260 milioni di euro).
A fronte della riduzione dell’indebitamento, le banche erogheranno 165 milioni di euro (100 milioni a cinque anni, 45 milioni a sei anni e 20 milioni a sette anni).
Il terzo passaggio è l’aumento di capitale (il secondo dopo quello da 150 milioni di inizio 2008), composto come detto di tre passaggi: il primo prevede che Tiscali chiederà al mercato 190 milioni. Soru, ormai tornato a pieno titolo alla guida della società, non verserà soldi freschi ma convertirà il credito da 32 milioni. In teoria, per rimanere al 20% attualmente detenuto, quota che ne fa l’azionista di riferimento, l’imprenditore dovrebbe sottoscrivere un importo pari a 38 milioni.
La sintesi dell’accordo? Da fuori, sembra che Tiscali abbia evitato il rischio di insolvenza nei confronti delle banche (dunque un passo importante), ma di fatto sia la vendita in Uk sia l’aumento di capitale non apportano liquidità utile per nuovi investimenti e per sostenere un nuovo piano industriale.
A beneficiare dell’accordo sono infatti le banche, che rientrano dei debiti. Banche salve o quasi… e Tiscali?
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