I salari italiani sono inferiori del 18% rispetto alla media Ocse, il divario si amplia al 26,5% se calcolati sulla base del potere di acquisto.
Rapporto Ocse sull’occupazione
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- Sono nauseato da italiano, padre, persona adulta, cittadino, giornalista e anche da casellante. Quando quella del Tg1 guardando in camera – quindi guardando noi – dice che sulla vicenda c’è eccessiva pressione mediatica, e lo dice tenendo in mano un microfono, facendosi inquadrare davanti alla casa di un presunto assassino, ripresa da un cameraman assistito da almeno un paio di tecnici, a pochi metri da un pullman regia e da un enorme padellone puntato verso Hotbird o il cazzo che è, ecco, in quel preciso istante tutti gli italiani di buon senso dovrebbero alzarsi e urlare fuori dalla finestra qualcosa, tipo quella scena di Quinto Potere, urlare un basta, un vaffanculo, un porcatroia, un qualcosa che segni il territorio, una barriera vocale e concettuale contro la sbobba che ci propinano, il lavaggio del cervello che ci fanno, la centrifuga in cui cercano di metterci tanto da non farci più distinguere un Verissimo da un Tg, una storia vera da una fiction, l’assassinio di una ragazza di 15 anni da un reality americano sugli assassini di ragazze di 15 anni.
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- Sono italiano e ho la pelle nera. Un “black italian”, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell’aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell’Italia del 2009? Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d’identità, che il funzionario senza neppure dare un’occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo un’occasione in cui, in una sede decentrata del Comune di Milano, una funzionaria si stupì del fatto che potessi avere la carta d’identità italiana e chiamò in aiuto altre due colleghe che accorsero lasciando la gente in fila ai rispettivi sportelli. Il loro dialogo suonava più o meno così. “Mi ha dato la sua carta d’identità italiana ma dice di non avere il permesso di soggiorno. Come è possibile?”. “Come hai fatto ad avere la carta d’identità, se non hai un permesso di soggiorno… ci capisci? Dove hai preso questo documento? Capisci l’italiano?”. “Non ho il permesso di soggiorno”, mi limitai a rispondere. Sul documento rilasciato dal Comune (e in mano a ben tre funzionari del Comune) era stampato “cittadino italiano” ma loro continuavano a concentrarsi solo sulla mia faccia nera, mentre la gente in attesa perdeva la pazienza.
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