Due scuole di pensiero:
Dal presidente Fieg Carlo Malinconico arriva una proposta che farà discutere: una mini tassa per chi si connette a internet e usa i contenuti editoriali online, come misura transitoria per consentire all’editoria di far fronte alla crisi, sul modello del canone per i detentori di computer applicato in Germania. «Di questo problema (Google News accusata di rubare le notizie, ndr) – ricorda Malinconico – si sta occupando la Commissione europea e in Italia l’Antitrust ha aperto un’istruttoria il cui termine però scade a ottobre e probabilmente sarà prorogato. Insomma si annunciano tempi lunghi per trovare un equilibrio con i motori di ricerca, 2-3 anni, e nel frattempo che facciamo?» [via]
Viviamo una stagione di fioritura straordinaria per la partecipazione al sistema dell’informazione. E forse per questo le preoccupazioni sulla crisi del giornalismo appaiono fuori sincrono. D’altra parte viviamo una stagione di straordinaria forza delle strategie della disattenzione. E forse per questo le opportunità per un miglioramento del giornalismo appaiono tanto importanti. Ne emerge una sensazione, una speranza, un dovere: scorgere l’alba di un nuovo giornalismo. [via]
Il primo paragrafo è del presidente della Federazione Italiana degli Editori di Giornali, il secondo è di Luca De Biase, giornalista de IlSole24Ore.
Sono due visioni totalmente contrapposte: Malinconico, che rappresenta gli editori, propone di tassare le connessioni Internet perchè chi naviga legge notizie on line. De Biase, sul fronte dei giornalisti, ci ricorda che questa stagione di transizione è un’opportunità straordinaria per il giornalismo, per gli editori, per il sistema intero.
Le parole di Malinconico non necessitano di particolari commenti (tra l’altro commette un grossolano errore, perchè la Germania ha semplicemente pensato di aumentare il canone del servizio pubblico applicandolo anche a chi ha un personal computer, approccio che con il canone RAI in Italia esiste da sempre… ‘apparati atti o adattabili alla ricezione del segnale televisivo’, ricordate?).
L’idea di fondo della FIEG è terrificante: siccome gli editori non hanno ancora trovato un modello di business sostenibile, allora i soldi che non sanno reperire come imprenditori devono arrivare dal governo, prelevati ai cittadini sotto forma di tassa. Un’idea che se passasse dovrebbe essere applicata a qualsiasi settore in crisi: una mini-tassa per l’edilizia, una mini-tassa per i negozi di dischi, una mini-tassa per i laboratori fotografici, una mini-tassa per…
I due giorni passati al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia (dove ho moderato un panel sul futuro dell’informazione mobile) mi hanno dato l’impressione che esista ancora una enorme percentuale di persone che resta disperatamente aggrappata al passato, mentre chi cerca di portare idee nuove – il keynote di De Biase regala moltissimi spunti – è spesso tagliato fuori dal sistema.
Centinaia di aspiranti giornalisti che amano la professione e sperano che un giorno quello diventi il loro mestiere, centinaia di giovani giornalisti che ci mettono impegno e passione ricevendo spesso in cambio qualche contratto di collaborazione sottopagato, qualche decina di persone che dall’interno del sistema combatte perchè il giornalismo cambi e con esso cambino anche gli editori e i loro rappresentanti.
L’ho detto alla tavola rotonda di Perugia e lo ripeto: la diffusione delle nuove tecnologie, l’arretratezza del sistema editoriale (italiano ma anche mondiale), la spinta dal basso delle nuove leve aprono scenari nuovi, porte da sfondare, opportunità da cogliere. Se gli editori pensano che per fare un prodotto editoriale on line e riuscire a monetizzare basti creare una brutta copia della versione cartacea, significa che c’è spazio per idee nuove e diverse. Certo, servono coraggio e fortuna, servono un pizzico di pazzia e tanta tanta passione, ma l’opportunità esiste.
Se dall’altra parte della barricata esiste un mondo di dinosauri che non è ancora riuscito a capire che non sarà la tassa sul Web a salvare l’editoria, la probabilità di spazzare via tutto ed emergere con qualcosa di nuovo aumenta. E questa, parlando di giornalismo, è una notizia.
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