Non è certo il prodotto più fortunato di Telecom Italia, il Cubovision.

Lanciato con una presentazione in pompa magna a giornalisti e blogger prima del Natale 2009, non è praticamente mai arrivato sugli scaffali (ma dei 150 giornalisti presenti a mangiare tartine e che hanno poi scritto del lancio, quelli che hanno poi avvisato i propri lettori sull’evolversi della vicenda si contano sulle dita di una mano. Ad esempio Segantini del Corriere della Sera. Per gli altri il silenzio… potere dei big spender pubblicitari?).

Un anno dopo il (fallimentare) lancio e sei mesi dopo le dimissioni di Luca Tomassini (ex responsabile del ‘Cubo’, sostituito dall’ingegner D’Andrea), arriva il Natale del rilancio: dopo parecchi rinvii in corso d’opera per il media center targato Telecom Italia, è in vendita la versione 2010. Prezzo 199 euro, design identico al vecchio Cubovision, +25% di volume, hard disk da 250 Gb anzichè 500 GB, mancanza dei protocolli di condivisione DLNA e UPnP (che c’erano nel vecchio Cubovision, dove potrebbe arrivare anche SAMBA). Appena potrò provarlo – la presentazione stampa è al momento fissata per il 15 dicembre, ma Telecom me ne ha inviato uno nei giorni scorsi – arriverà la mia recensione.

Un prodotto così ‘sofferto’ (e su cui comunque sono stati spesi milioni di euro, compresa una campagna televisiva e numerose campagne pubblicitarie nel corso dei mesi) merita però un approfondimento. Quello che i giornalisti (che hanno apprezzato molto le tartine del 2009) non vi raccontano, provo a raccontarvelo io dopo aver raccolto una serie di indiscrezioni.

Poco di ufficiale, eppure dettaglio dopo dettaglio l’incredibile vicenda del Cubovision può essere ricostruita come segue. Ovviamente, sarò felice di integrare o correggere eventuali dettagli che emergessero in seguito, per correttezza ho contattato le p.r. di Telecom Italia ponendo alcune domande, a cui l’azienda ha preferito non rispondere.

Torniamo al Cubo… Tutto nasce da un’idea di Telecom Italia che, ragionando sugli sviluppi di Alice Home Tv, decide di puntare su un nuovo media center. La piattaforma Alcatel Lucent usata per Alice Home Tv, al di là dei costi di gestione (ovvero gli sviluppi software, a carico di di Accenture), non dava più la flessibilità necessaria. In particolare, l’idea del Cubovision nasce dalla necessità di offrire IPTv a tutti gli abbonati ADSL e non ai soli abbonati 20 Mbps (la piattaforma Lucent richiedeva infatti elevate velocità di connessione).

I circa 300mila decoder Alice a magazzino non possono essere rottamati, per cui Telecom decide di mantenere l’hardware e lavorare solo su un nuovo software. E’ Stefano Nocentini a occuparsi del progetto, che viste le difficoltà tecniche viene presto accantonato a favore di un nuovo decoder – il futuro Cubo – il cui mentore diventa Luca Tomassini, nuovo responsabile della divisione Business Innovation (diventerà Broadband Content) ed ex CEO della Xaltia di Franco Bernabè.

Tomassini lavora insieme ad una piccola società – Visionee – già fornitore di apparati IPTv per alcune aziende della ‘galassia’ Telecom Italia. Parallelamente lavorano sul progetto anche grandi nomi, anche se pochi sono pronti a garantire un prodotto funzionante in sei mesi (siamo infatti a luglio 2009). Ecco perchè poco prima delle vacanze, Telecom Italia decide di proseguire con Visonee (lavorando direttamente su hardware e software i tempi si accorciano) e a settembre ordina 20mila pezzi del Cubovision, con un’opzione per averne altri 20mila nel corso del 2010. Visionee brevetta il design del Cubovision e si mette all’opera per realizzare il prodotto.

E’ una sfida, quella di Tomassini: bypassare le burocrazia aziendali classiche, affidarsi ad un piccolo fornitore dimenticando i fornitori Telecom classici e portare sul mercato in pochi mesi un prodotto innovativo. E’ soprattutto una corsa contro il tempo: i fornitori asiatici non hanno capacità produttiva nel breve, Telecom si affida a Visionee – unica che sembra essere in grado di arrivare ad un prodotto in tempi accettabili – e la soluzione per la stessa Visionee arriva dal Ministero dello Sviluppo Economico: Finmek, azienda in crisi, ha uno stabilimento a Padova che può essere riconvertito per la produzione del Cubovision. Una cinquantina di addetti vengono richiamati dalla cassa integrazione nell’autunno 2009 e si lavora alacremente per il rilascio. Sui media, il manufacturing italiano è motivo di orgoglio.

A dicembre 2009 il prodotto non è pronto, nè testato da Tilab a Torino, ma Telecom Italia decide comunque di presentarlo alla stampa come prodotto in fase di commercializzazione. Qualche centinaio di pezzi viene effettivamente messo sugli scaffali, ma i feedback degli utenti sono negativi: il prodotto è acerbo, una beta ancora lontana dall’essere affidabile.

Piove intanto sul bagnato: YouTube, uno dei ‘cavalli di battaglia’ del concetto di Cubovision, decide di offrire video solo in Flash e il processore Sigma montato sul Cubo non reggerebbe. La soluzione? Passare – e siamo a cavallo tra 2009 e 2010 – al chipset Intel. Raddoppiano i costi della componentistica, ma Telecom chiede comunque ai fornitori una proposta per produrre i Cubovision basati su Intel.

Vincono la gara gli inglesi di Amino, che promettono a Telecom un Cubovision Intel basato su MeeGo (un sistema operativo ‘aperto, basato su Linux e che permetterebbe di avere l’SDK per lo sviluppo software e un application store simile a quello di Apple) per il primo semestre 2010. Telecom cancella l’ordine del ‘vecchio’ Cubovision Visionee per ritardi di consegna e problemi al software e si affida ad Amino.

Arriva l’annuncio stampa di accordo strategico tra Telecom Italia e Intel per MeeGo, i ‘vecchi’ acquirenti del Cubovision 2009 ricevono intanto ad aprile 2010 comunicazioni sull’arrivo di un ‘nuovo’ Cubovision a breve (passa invece qualche mese: Amino, la società a cui è stato affidato lo sviluppo del ‘nuovo’ Cubovision, fa slittare la consegna di mese in mese).

Visionee, a quel punto, minaccia la causa e a metà 2010 costringe Telecom ad un accordo extragiudiziale i cui contenuti sono riservati. L’ipotesi è di un ‘risarcimento’ per i componenti già acquistati e l’impegno da parte di Visionee di rilasciare una nuova versione software che corregga eventuali bug sui Cubovision Sigma. Nuova versione che arriva ad agosto 2010 e corregge in effetti la maggior parte dei bug.

Purtroppo per Telecom, YouTube si accorge che l’opzione ‘solo Flash’ non è una scelta oculata e decide di tornare sui propri passi, rendendo nuovamente disponibili le API per l’uso pubblico dei filmati e convertendo i video della libreria anche in HTML5 e MPEG. La seconda tegola arriva dalla roadmap strategica, a quel punto ufficiale, di Meego: per la versione commerciale MeeGo bisognerà attendere la seconda metà del 2011, con conseguenti slittamenti dell’Application Store. Dilemma: continuare sulla strada Intel ormai intrapresa con un prodotto intrinsecamente più costoso o tornare sulla soluzione Sigma, più economica e pressochè pronta?

Il Cubovision targato Amino non arriva nei tempi sperati (il chipset Intel ha alcuni problemi di gioventù, evidenziati anche dagli utenti Google Tv) e a ridosso dell’estate 2010, considerando l’evoluzione YouTube e l’accordo extragiudiziale raggiunto, Visionee prova a rientrare nel progetto e manda alcuni prototipi Cubovision Sigma, meno costosi e (quasi) pronti, a Tilab per alcuni test (pare che i risultati siano positivi, ma non esistono conferme ufficiali), ma Telecom decide comunque di rispedire ai mittenti il nuovo ‘Cubo’ e attendere la consegna del Cubovision targato Amino (pare ‘dimenticandosi’ che il vecchio Cubo è un prodotto protetto da brevetto e dunque non può essere replicato).

Con una lettera al Corriere della Sera, Telecom Italia annuncia che il Cubovision 2010 targato Amino e con processore Intel sarebbe arrivato in autunno. Gli uomini Telecom trasformano intanto Cubovision – a rischio ritardo come prodotto – in ‘brand’ che accomuna diversi servizi. Sia la connected Tv sia il lettore blu-ray di Samsung vengono ‘associati’ al marchio Cubovision, che torna a campeggiare tra settembre e ottobre 2010 anche sulle pubblicità tv di Telecom Italia. Cubovision diventa un ‘portale di servizi‘, non più un prodotto. Internamente intanto, Telecom ragiona su una versione low cost del Cubovision, da affiancare al Cubovision 2010.

Ragionamenti che al momento rimangono tali: il Cubovision Intel 2010 arriva in questi giorni (la versione MeeGo sembra probabile l’anno prossimo, mentre la Google Tv basata su Intel è in beta, segno che i prodotti devono ancora migliorare e Nokia ha rimandato al 2011), il Cubovision Sigma 2009 esiste e funziona, ha pari caratteristiche  e costa meno, ma Telecom non sembra più interessata e anzi secondo alcuni rumors c’è chi ipotizza una nuova gara tra i fornitori per un Cubovision 2011 basato su Intel.

Telecom intanto sposta i server VOD e alcuni server Widget, senza aggiornare il software del Cubovision 2009 e lasciando gli acquirenti 2009 senza alcuni servizi: il ‘vecchio’ Cubo Visionee  rischia di diventare un soprammobile per le scelte di Telecom, la soluzione – banale- sta in un aggiornamento software che però Telecom non rilascia. Lo farà Visionee?

Questa, in sintesi, la storia che ha portato alla nascita del Cubo e al primo flop, quello del 2009. Un mix di scelte sbagliate (e portate avanti anche dai successori di Tomassini) e sfortuna (l’elemento YouTube, ad esempio) che ha ‘ucciso’ un prodotto nella culla o che, per lo meno, ha fatto spendere milioni di euro a Telecom Italia senza che al momento esistano ritorni sull’investimento. Il 2011 sarà l’anno buono?

I colpi di scena potrebbero essere dietro l’angolo: Luca Tomassini ha fondato, con Lorenzo Barbantini-Scanni, Vetrya, che si presenta come un ‘competence-center’ italiano per MeeGo. Quello che era la Xaltia di Tomassini e Bernabè (fornitore privilegiato di Telecom Italia per il mobile, appartente con il nome di Kelyan al Franco Bernabè Group) sarà Vetrya per l’over-the-top Tv? Sarebbe davvero curioso che, uscito dalla porta (anche) per Cubovision, Tomassini rientrasse dalla finestra.

Al momento come detto, qualche Cubovision targato Amino sta circolando tra i blogger, senza entusiasmare a leggere le prime recensioni. Il nuovo Cubovision sulla carta non ha prestazioni superiori al vecchio, in compenso ha un hard disk capiente la metà e non permette la condivisione in locale (mancano, come detto, i protocolli DLNA e UPnP), YouTube non funziona ancora, l’EPG ‘punta’ a server che al momento hanno qualche difficoltà ad erogarla. In rete qualche giudizio sospeso, io lo proverò a breve.

Stando a quanto si legge in giro, il prodotto è ancora acerbo e il rischio è di ripetere l’errore del 2009. Il nuovo Cubovision basato su Intel non ha Meego – piattaforma che come detto arriverà nella seconda metà del 2011 – ma una versione Beta della piattaforma Moblin Tv, customizzata da Amino. Il prodotto che arriverà sugli scaffali avrà pochi servizi (ma, come sostiene Telecom dal lancio del 2009, ‘arriveranno in futuro’), non avrà la certificazione HDMI e il surriscaldamento della configurazione hardware lo rende potenzialmente rumoroso per via della ventola aggiuntiva.

Difficile prevede cosa succederà adesso: il Cubovision 2010 basato su Intel, a 199 euro, è probabilmente venduto senza margini se non addirittura sottocosto. Togliendo l’Iva e i circa 30 euro della tassa Bondi sull’equo compenso (‘colpa’ dell’hard disk da 250 GB), si arriva a circa 130 euro: sommando margine di Amino e prezzo componenti, packaging, stoccaggio, distribuzione, commissioni di vendita per i rivenditori… per Telecom Italia è probabile una vendita con sussidio.

La strada per Telecom è insomma stretta, non sbarrata ma sicuramente stretta. La scelta poco comprensibile – dal punto di vista industriale e commerciale – è far uscire in tutta fretta per la seconda volta un prodotto ancora acerbo e non al 100% delle sue potenzialità. Era già capitato nel 2009 e solo con il rilascio dell’upgrade nell’estate 2010 il Cubovision Sigma di Visionee ha risolto i propri problemi, è stabile, costa meno del Cubo2010 ed è pronto per il mercato con funzioni aggiuntive.

Il nuovo Cubo ha gli stessi difetti di gioventù del suo predecessore, costa di più in termini di hardware, non ha funzioni aggiuntive e dunque non si capisce la fretta di metterlo sugli scaffali: il Cubo basato su Sigma funziona e avrebbe potuto ‘traghettare’ Telecom a fine 2011, quando probabilmente la piattaforma MeeGo e l’hardware Intel avranno risolto i problemi di gioventù. Incomprensibile anche la scelta di chiudere progressivamente i server del vecchio Cubo, lasciando i (pochi) acquirenti senza i servizi promessi.

Saranno le app a far arrivare denaro dal 2012 a Telecom e ripagare gli investimenti? Il Cubovision 2009 con Sigma tornerà in vendita? Vedremo un Cubovision 2011 in versione ‘light‘ per scendere a 149 o 99 euro? Difficile dirlo, per adesso gli occhi sono puntati sul Cubo 2010… anche quelli dei vecchi clienti Cubovision 2009, a cui nell’aprile 2010 era stato promesso il nuovo Cubovision 2010 gratuitamente ma che, al momento, non hanno ricevuto informazioni.

6 pensiero su “La vera storia di Cubovision Telecom Italia”
  1. Il prodotto è sconcertante, ma evito di commentarlo visto i precedenti.
    Comunque, se non me lo hanno mandato in prova, un motivo, evidentemente, ci sarà!
    Bel lavoro, Max

  2. Ciao Daniele, sì l’ho testata ma l’ho trovata troppo acerba a livello software/firmware (in pratica non funzionava quasi nulla) per cui ho preferito aspettare una release software migliore che desse un prodotto almeno accettabile a livello commerciale. Non credo sia arrivata la nuova release, per cui probabilmente ad aprile farò una comparativa tra più prodotti simili per vedere pregi e difetti delle diverse soluzioni.

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