L’operaio finisce in 10 minuti il suo lavoro, ha dovuto semplicemente montare 4 gambe a un tavolo da cucina che avevo ordinato qualche settimana or sono a Torino.
Mi consegna un fogliettino simile ad una ricevuta fiscale con la scritta ‘buono di consegna’, i miei dati, il timbro del negozio e le voci di spesa: 450 euro il totale, 150 euro di acconto, 300 euro di saldo (a dire il vero me ne consegna prima per errore uno con dati di altra persona e un totale di molto superiore al mio).
Compilo l’assegno e chiedo la ricevuta fiscale: l’operaio mi guarda stranito, mi dice “Non mi hanno dato nulla stamattina”.
“Le dispiace se chiamo il negozio?” dico; “No, prego, faccia pure” mi risponde.
Chiamo il negozio e segnalo che non mi hanno dato la ricevuta fiscale.
“Ah ma non l’ha chiesta” mi dicono con voce sicura.
“E’ prevista per legge” ribatto.
“Ah quindi la vuole?”. “Sì”.
“Eh stamattina forse ci siamo dimenticati, c’è stata una perdita in magazzino, ma la passi pure a prendere” ecc ecc. Morale: me la spediranno via posta in settimana. Forse.
Il signore col furgone non era alla prima consegna della giornata e non all’ultima, ipotizzando una media di 6-700 euro, fanno più di 3mila euro di consegne nella sola giornata di oggi. Con il ‘loro’ bel fogliettino ‘Buono di consegna’.
Ho iniziato a fare quattro calcoli spiccioli. Se l’incasso fosse in nero, anche il signore che faceva le consegne potrebbe essere un lavoratore irregolare con tutto quello che ne comporta: se non incasso soldi per il fisco, non posso nemmeno sborsarne ufficialmente per pagare le persone.
La merce potrebbe non essere dichiarata fiscalmente come entrata a magazzino, perché un semplice controllo tra merce in entrata a magazzino, merce in deposito e fatture fatte (quindi il saldo tra acquisti, magazzino e vendite) sarebbe facile verificare se tutta la merce venduta è stata fatturata. Un altrettanto semplice controllo al furgone avrebbe mostrato l’assenza di bolle di consegna e ricevute fiscali.
Allora mi sono detto che anche l’azienda che vende la merce al negoziante – nota azienda di tavoli e sedie del nordest – potrebbe dichiarare solo parte della merce in uscita dal magazzino, perché se dichiarasse 10 tavoli spediti al negozio e il negozio ne dichiarasse venduti 7, dovrebbe averne 3 a magazzino: se così non fosse sarebbe facile mostrare l’evasione. Allora, mi sono detto, è possibile che ne spedisca 10 ma ne dichiari spediti 7.
Se così fosse l’azienda dovrebbe usare lo stesso meccanismo con i fornitori, perchè per fare 10 tavoli deve comprare materiale per 10 tavoli ma se ne dichiara prodotti e venduti al negozio 8, non può comprare materiale per 10. Ne comprerà per 8, ma allora non dovrà avere personale per 10 tavoli ma per 8, quindi potrebbe avere due persone in nero.
Il fornitore dovrebbe fare lo stesso… e così via lungo la catena dell’evasione. E’ ovvio che non sono in grado di dire dove di fermi la tentata evasione fiscale di stamattina, se al negoziante o se all’azienda produttrice o se ai fornitori primari o se ai subfornitori…
Quello che è certo è che con la semplice richiesta di qualcosa che è dovuto per legge – la ricevuta fiscale – si può iniziare a spezzare la catena. Ricordatelo quando acquistate qualcosa… chiedete lo scontrino, è semplice e non costa nulla.
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