Alessandra Poggiani ha una laurea? E se ce l’ha, è valida per il titolo di direttrice della neonata Agenzia Digitale? IlFatto cerca di spegnere le fiamme usando un contagocce, e non ci riesce.
In sintesi: per fare il dirigente pubblico serve un titolo riconosciuto dallo Stato Italiano. Non basta dire ‘Io sono bravo’ o avere un CV lungo tre pagine, no. Serve rispettare requisiti che, nella testa dell’estensore delle norme, garantiscano che la persona sia davvero valida. Possiamo discutere mesi o anni se la laurea dimostri le capacità di una persona, se il pezzo di carta serva o meno, se i dirigenti (laureati) della Pubblica Amministrazione siano bravi nel loro mestiere.
Quello su cu non possiamo discutere, però, è l’esistenza di una norma. E’ lì, esiste, è chiara. E va rispettata. Per cui la polemica è inutile e ogni parola è sprecata. Così come è abbastanza assurdo collegare la vicenda di Alberto Poggiani – finito in carcere all’epoca di Mani Pulite – come se le eventuali colpe dei genitori ricadessero sui figli.
Alessandra Poggiani deve avere una laurea italiana o una laurea estera riconosciuta dallo Stato Italiano. Non valgono lauree brevi, corsi estivi, ore straordinarie al CEPU.
Nel CV pubblico, si parla diBSc Honours Communications and Cultural Studies, che ad occhio è un diploma post-superiori o al limite una cosiddetta laurea breve.
“Conseguito a Londra (UK)” non vuol dire nulla, perchè un titolo si consegue presso una scuola, non presso una città.
Che sia un “Diploma di Laurea equivalente Scienze della Informazione o Comunicazione vecchio ordinamento” è facile da dimostrare: i titoli esteri necessitano di passaggi burocratici per essere riconosciuti (per altro Communication&Cultural non c’entra nulla con Scienze dell’Informazione, ovevro la classica laurea in Informatica).
Se queste carte esistono, Alessandra Poggiani le metta sul tavolo. E potrà salire in cattedra.
Se non esistono, il direttore di AGID deve essere scelto tra persone che hanno i titoli richiesti. Anche nel digitale, iniziamo dai basics: rispettiamo le norme senza fare i furbetti all’italiana…
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