Se il secolo scorso è stato il secolo della rivoluzione industriale, il secolo presente, tra le altre mille rivoluzioni, sarà probabilmente il secolo della rivoluzione editoriale.
I giornali e l’intero mondo dei media sono in crisi, faticano a scrollarsi di dosso le vecchie logiche di business e a trovare un nuovo modello economico che sia sostenibile.
Non è un caso se la vecchia carta stampata se la passa male (e senza milioni di euro in contributi pubblici se la passerebbe ancora peggio) e se la nuova editoria digitale fatica a trovare i propri spazi di sopravvivenza per essere profittevole: restando in Italia, qualcuno ricorda un caso editoriale di successo?
«Più i costi delle macchine si abbassano» osserva Lanier «più le persone sembrano costose. Una volta stampare un giornale era caro, quindi pagare i giornalisti per riempirne le pagine sembrava una spesa naturale. Quando le notizie diventano gratuite il fatto che qualcuno voglia essere pagato comincia ad apparire irragionevole». Così arriva Narrative Science, un software assembla-articoli, e Forbes lo recluta per redigere le brevi finanziarie.
Pur non essendo completamente d’accordo con la teoria di Lanier (ad esempio perché per fare un giornale on line servono meno giornalisti ma si aggiungono esperti software, analisti, tecnici digitali, etc per cui più che meno persone si tratta di diverse competenze necessarie), quello che dice è vero: se una volta vendere un giornale era semplice e sembrava naturale pagare (molto) i giornalisti, adesso che le notizie ci circondano gratuitamente remunerare qualcuno per produrle sembra meno ovvio.
Il tema è complesso, ma la mia previsione e speranza per il futuro del giornalismo risiede nella differenziazione: un software oggi può assemblare le ‘brevi’ da mettere di spalla, perché il valore aggiunto del giornalista è praticamente nullo. Lo stesso vale per articoli che sono copia e incolla o sintesi di comunicati stampa e veline di agenzia. Chi vorrebbe pagare per leggere un comunicato stampa sul prodotto taldeitali che trovo, ad esempio, sulla sezione ‘comunicati stampa’ del sito istituzionale dell’azienda?
Il software però oggi non è in grado di fare inchieste, di elaborare analisi complesse, di studiare retroscena e collegarli: questo è il valore del giornalismo e questo è il valore che il giornalista deve produrre perché l’editoria possa sperare di monetizzare.
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