Qualcuno dice che è la decima volta che accade ma che poi si tornerà indietro visti gli scarsi risultati. La notizia del giorno – per lo meno nell’ambito media – è che Corriere.it diventa a pagamento: l’ad Laura Cioli ha parlato di “metered paywall” cioè un certo numero di articoli letti gratuitamente, soglia oltre la quale il sito diventa disponibile solo a chi paga.

Prima di lanciarsi in analisi dettagliate sarà necessario aspettare il 2016 e vedere quali saranno le scelte operative di RCS (quanti articoli, prezzi, modello di pagamento, etc). Su alcuni principi però si può già abbozzare un commento:

  • non c’è dimostrazione che “i contenuti di qualità” siano monetizzabili. Per altro la distinzione tra contenuto di qualità e contenuto di non-qualità è inesistente e probabilmente oggettiva. Se sia più monetizzabile la gallery di foto pseudo-erotiche o un’inchiesta di approfondimento non saprei, per cui quello che l’ad Cioli definisce “contenuto di qualità” è tutto da scoprire.
  • il paywall in un mondo di siti-fotocopia gratuiti è un suicidio: oggi i principali quotidiani italiani sono al 90% identici. Stesse notizie, stesse impaginazioni, stesse sezioni, stesso approccio (tette in home page e clickbaiting a go-go con titoloni attiraclick). Se c’è qualcosa di praticamente identico gratis, finite le notizie “gratuite” si cambierà sito. Delle due l’una: o anche Repubblica.it, Stampa.it e simili diventano a pagamento oppure Corriere.it dovrà offrire contenuti diversi dai concorrenti. Vedremo.
  • Molti degli articoli copiati (spesso male, per via delle traduzioni) dalle testate estere in teoria non dovrebbero essere fatti pagare: oppure il paywall giustifica la traduzuione della’inglese all’italiano? Chissà…
  • la pessima pratica di embeddare i video di YouTube e rimarchiarli sulla piattaforma Corriere.it potrebbe giungere al termine: chiedermi soldi se vedo un video su Corriere.it quando è stato “preso” da YouTube segnerebbe una battuta d’arresto nel rapporto fiduciario tra lettore pagante ed editore.
  • parte del successo dipenderà dal modello di business e dal pricing: pago 1 euro al mese per leggere corriere.it com’è oggi? pago 5 euro al mese per leggere una versione di Corriere.it com’è oggi ma senza pubblicità? Pago 10 euro/mese per leggere una versione diversa da oggi (più contenuti), senza pubblicità e costruita con una logica diversa dall’atuale (che è, appunto, basata su contenuti che facciano fare pagine viste e click)? E pago con una carta di credito una volta al mese? O via cellulare quando decido di leggere? e la singola notizia me la posso comprare, magari ad un centesimo? e se l’ho comprata è “mia” e la posso condividere sui social oppure no?

 

Appuntamento nel 2016…