Dopo il lancio fiorentino delle scorse settimane (con qualche centinaio di bici, che dovrebbero diventare 4mila entro fine anno e 8mila nel 2018) e’ partito a Milano il servizio di Mobike, societa’ cinese da poco sbarcata nel Belpaese.
Si tratta di un bike sharing free floating, ovvero a flusso libero dove non esistono punti fissi di presa e riconsegna del mezzo:si prenota con l’app, che localizza la bici grazie al GPS, si raggiunge la bici entro 15 minuti, si inquadra un QR code con lo smartphone per sbloccarla, si parcheggia e si termina il noleggio in modo che la bici torni disponibile e il lucchetto la blocchi.
Attenzione a dove la lasciate, pero’: il velocipede (cosi’ lo definisce il Codice della Strada) va parcheggiato secondo le regole del Codice per non incorrere in multe (e decurtazione punti Mobike di cui spieghero’ dopo). Giusto per ricordarlo, il Codice attuale vieta di lasciare la bici sul marciapiede a meno di apposita segnaletica, anche se molti movimenti pro-bici stanno chiedendo modifiche al Codice per permettere una maggiiore liberta’ di parcheggio. I Comuni nei regolamenti possono derogare e stabilire modalita’ (o divieti) aggiuntivi, per cui controllate cosa prevede il vostro comune. Quello di Milano, a meno di sviste, prevede parcheggio in strada o rastrelliere, non sui marciapiedi. Nei cortili ovviamente si puo’ ma non nel caso di Mobike, perche’ lo vieta il regolamento del servizio stesso.
Le bici non sembrano comodissime (ad esempio ruota piena anti-foratura e assenza di cambio che rende la partenza un po’ meno facile e limitano la velocita’ a 10-12 km/h una volta che si pedala a regime), son dotate di GPS e connettivita’, ogni pezzo e’ marchiato brevettato per funzionare solo con le bici Mobike, in modo da scoraggiare i furti. Qui un video che racconta in dettaglio come funziona.
I prezzi? 30 cent ogni mezz’ora o frazione (se la usate 10 minuti pagate comunque 30 cent), sempre che siate sopra gli 80 punti altrimenti il costo diventa addirittura 20 euro per ogni 30 minuti o frazione.Un sistema di “refer a friend” (porta un amico) permette di segnalare amici dando loro un codice e, una volte che i segnalati sono iscritti, ricevere sconti.
Il motivo e’ semplice: ogni volta che si utilizza la bici, si segnala un guasto o danno, si segnala una bici parcheggiata fuori posto insomma si e’ clientio fedeli o si contribuisce ad aumentare la qualita’ del servizio, il punteggio (se volete, la “reputazione“) aumenta. Quando invece si compiono azioni che rovinano le bici, peggiorano il servizio e creano pericolo il punteggio scende: lasciare la bici in divieto di sosta, bloccare un portone, scappare davanti ad un controllo di polizia fanno crollare il punteggio sotto gli 80 punti.
In queste ore, qualcuno si chiede perche’ l’app android di Mobike chieda una quantia’ smodata di dati (ad esempio il microfono, l’accesso alla galleria foto, informazioni su wifi e bluietooth, etc).
La maggior parte dei dati a cui l’app chiede di accedere non e’ necessaria per erogare il servizio dunque non un bellissimo segnale a livello di privacy.
Non e’ inoltre chiaro se i dati degli utenti (generalita’, dati di pagamento, localizzazione) vengano conservati in Italia o trasferiti all’estero, ne’ quale sia l’effettivo utilizzo dei dati raccolti. La policy e’ infatti talmente generica da alimentare il dubbio che il costo basso del noleggio sia dovuto proprio al valore dei dati raccolti, e probabuilmente rivenduti a terzi.
Infine, guardando a cosa accaduto in Cina (incredibili queste foto) e a quello che ha fatto la citta’ di New York con un’ordinanza, molti si chiedono se non sia il caso di regolare meglio il flusso di bici per evitare che vengano lasciate ovunque intralciando il passaggio dei pedoni, ostacolando l’accesso a portoni, creando cumuli di bici abbandonate ovunque e cosi’ via. No, non si accettano scusanti “le macchine son peggio” perche’ due errori sommati non si elidono, anzi.
Se da un lato e’ vero che il servizio in Italia e’ al debutto dunque ci sara’ tempo per scoprirlo, e’ anche vero che prendendo spunto da quanto accaduto all’estero (non solo in Cina, ma ad esempio New York) si potrebbe pensare di creare qualche area bici apposita nei punti di maggiore afflusso (stazioni, fermate metro, universita’, etc).
E voi l’avete gia’ provato? Che ne pensate?
by Giovanni Velato
01 Set 2017 at 11:05
Il vero punto critico è causato dalla struttura dei bandi che finanziano queste iniziative. I termini troppo generici stanno favorendo lo “spaccio” della mobilità con le bici come elemento di miglioramento ambientale anche quando si tratta di una mobilità tipica come quella ciclo-turistica che impatta in modo poco significativo in termini di alternativa a qualcosa di più inquinante. Purtroppo non aver fissato, nei bandi chiaramente gli elementi infrastrutturali che rendono l’uso della bici effettivamente un elemento di una mobilità eco compatibile e quindi subordinare l’erogazione alla loro realizzazione, fa si che vengano “ciclicamente” (ri) proposte soluzioni legate solo alla disponibilità del mezzo, l’onere di poter utilizzare efficacemente la bici viene trasferito o ai cittadini o alla amministrazione.La bici , per essere un effettivo membro della comunità della mobilità sostenibile, deve essere inserita a copertura di un preciso segmento in un contesto di mobilità integrata. Per rendere vero ciò, il modo modo in cui avremo il mezzo disponibile Sharing- Proprietà – Noleggio, è assolutamente secondario alle infrastrutture che ne rendono l’uso efficiente ed efficace, nel senso di rappresentare un’alternativa di mobilità.
Il punto nodale è la disponibilità di piste ciclabili sicure e che abbiano vertici in luoghi come Stazioni Ferroviarie – Punti di Scambio- Ospedali – Scuole .. Ma sopratutto che tra i mezzi resi disponibili vi siano quelli a pedalata assistita, mi è difficile pensare di arrivare al lavoro “sudato” come un professionista che ha scalato il Mortirolo
by Maxkava
21 Set 2017 at 20:14
Pensa che molti ciclisti non vogliono le ciclabili perchè poco sicure (ma l’alternativa che propongono – tutti quanti in strada ai 20-30 km orari – è utopia). personalmente credo che prima di sovvenziare la bici andrebbe ripensato (e sovvenzionato) il trasporto pubblico.