La banda larga in Italia difficilmente raggiungerà il 100% della popolazione o comunque una percentuale vicina. E’ un articolo di Carlo Maria Guerci, pubblicato su Il manifesto del 27 novembre, a spiegare con i numeri perchè l’ex monopolista non ha interesse ad offrire su tutto il territorio connessioni broadband.
Prima di addentrarci nei numeri, una sola considerazione. Guerci attacca Carlini, “reo” di aver scritto la verità: il coordinatore di ThinkTel afferma che “per valutare il distacco dal monopolio si deve valutare solo la quota di mercato voce, che per Telecom è del 65% in forte caduta dal 1998” e che “la rete Telecom Italia l’ha comprata”. Sul doppino non ci passa solo la voce e dunque la quota di mercato Telecom Italia va valutata anche fuori dal mercato voce. La rete, costruita con i soldi pubblici, è stata svenduta e non venduta. C’è una bella differenza.
Detto questo, ecco i numeri di cui parlavo in apertura: a fine 2004 Telecom aveva 3750 stadi di linea con Dslam per una copertura dell’85% della popolazione. A fine 2005 saranno 4500 e copriranno il 90% della popolazione. Per arrivare al 95% della popolazione, occorrono altri 3000 Dslam: poiché il 5-8% della popolazione è oltre i 4 Km dalla centrale (limite accettabile per il broadband), la copertura si fermerà tra il 90 e il 95%.
Non solo per problemi di distanza dalla centrale, ma per una questione finanziaria: Telecom Italia sa bene che gli investimenti per offrire broadband dove oggi non c’è non sarebbero ripagati, nemmeno nel lungo periodo con tassi di penetrazione elevati.
Carlini suggerisce la separazione della rete, Guerci ritiene che non sia una soluzione efficiente e propone investimenti da parte di tutti gli operatori, anche mobili. Va bene, poniamo che tutti debbano contribuire economicamente al superamento del digital divide: un operatore che ha quote di mercato bulgare dovrà pagare in proporzione. Qual è la quota di mercato di Telecom nel broadband? Stabiliamo l’investimento per arrivare a coprire il 95% della popolazione e di quell’investimento Telecom paghiin percentuale alla propria quota di mercato. Scommettiamo che non accadrà?
Complimenti per il Blog. Riguardo alla copertura credo che debba intervenire lo Stato. Assurdo finanziare le nuove attivazioni dell’Adsl e non stanziare nessun fondo per coprire il resto d’Italia. Ciao, mutaforme.
In parte, ci sono stati interventi statali nel Sud Italia, ma sicuramente lo sviluppo della rete in zone dove l’ADSL non arriverà tramite i gestori (perchè anti-economica) è una questione che deve coinvolgere le istituzioni.
Un ostacolo che vedo è la proprietà di quelle infrastrutture, che non potranno essere ovviamente di Telecom Italia se le paga lo Stato. Ma che fare allora? Installare DSLAM statali negli armadi di TI, obbligando l’ex monopolista? Far gestire il tutto da una società statale? La questione è a dir poco complicata 🙂