Nuovo turbillon di articoli dedicati al caso Telecom Italia. Lunedì scorso Tronchetti ha annunciato la divisione in 3 macro società: Telecom Italia Media Company (con il business de La7 e del Web di Alice), la rete (finalmente scorporata?) e Tim.
Per queste ultime due si profila una vendita: proprio questa ipotesi ha irritato Prodi (“Non mi hanno detto nulla nonostante i numerosi incontri”) e vari rappresentanti del Governo che non vogliono cedere l’ultima telco interamente italiana. Voda è inglese, Wind egiziana, 3 cinese. La domanda che circola in ambienti finanziari è lecita: perchè prendersi Tim a 35 miliardi quando con 30 miliardi si compra l’intera Telecom Italia?
In allarme anche i sindacati, che tra una fusione Tim-Telecom e una scissione Telecom in tre unità vedono posti di lavoro sparire a go-go.
Quale il futuro dell’azienda italiana? Non si sa, Tronchetti smentisce la vendita ma lo scorporo non avrebbe senso se non proprio nell’ottica di vendere per ripianare il debito da 41 miliardi (qualcuno arriva a contarne 48, usando differenti metodi di calcolo da quelli usati da Tronchetti). Tra un leverage buy out e un lease back, gli analisti finanziari si sbizzarriscono nelle ipotesi.
In corsa per Tim, la spagnola Telefonica, la francese France Telecom e la tedesca Deutsche Telekom.
In corsa per la rete non c’è nessuno, perchè come ricordano praticamente tutti i giornali, la rete è un asset costruito con i soldi dei nostri nonni, “svenduto” all’epoca della privatizzazione voluta D’Alema e ora è improbabile che lo stato spenda 15 miliardi per ricomprarlo. Una nuova Iri non è vista di buon occhio, eppure qualcuno – non solo in casa Telecom – sotto sotto ci spera.
In corsa per il resto di Telecom c’è Murdoch, che la Media Company già ce l’ha e anzi la sta ingrandendo (ieri si è comprato il 51% di Jamba, società che produce contenuti per cellulari… sì, quelli della rana pazza). Lo “squalo” australiano non è tipo da rimanere alla finestra per fare il secondo di Tronchetti, a meno che non sia con l’acqua alla gola e voglia assicurarsi nei principali mercati europei (Italia, Francia e Germania) la possibilità di usare Telecom per distribuire contenuti via banda larga (in UK lo fa già con BSkyB).
Fin qui i rumors più accreditati, che si intrecciano con ipotesi più fantasiose pubblicate dai giornali. Tronchetti potrebbe vendere tutto il comparto tlc e concentrarsi su Pirelli, magari fusa con Michelin. Potrebbe invece rimanere nel business dei media con La7, cedendo rete e cellulari. Potrebbe cedere La7 (a De Benedetti, all’Espresso, a Rcs, a…) e rimanere nel business delle tlc fisse, magari puntando sul wireless per competere con il cellulare (Uma e WiMAX?).
Carne al fuoco parecchia, ma prima di fine anno, secondo me, nessuno spiedino sarà sufficientemente cotto per essere tolto dalla brace…