Il parziale successo della petizione contro i costi di ricarica si sta trasformando in sacro furore petizionistico: qualsiasi persona non abbia più voglia di pagare un costo fisso si dà alla petizione. E’ evidente che la spinta emotiva portata dall’abolizione del costo di ricarica (che esiste anche in altri Paesi europei e che, non ho cambiato idea, ha ragione di esistere) è stata forte: dietro l’angolo, però, possibili aumenti delle tariffe (in media, secondo da la UE, in Italia si paga il 15% in meno) e sicura sparizione dei bonus di traffico.

Su Libero di oggi ad esempio, un lettore si lamenta della sparizione delle ricariche Power di 3: telefonando molto, pagava 60 euro e ne riceveva 90, con un risparmio di 30 euro/mese (ovvero circa il 30%). La maggior parte di coloro che hanno un traffico medio-alto (che, a ben vedere, sono coloro che tengono in piedi le compagnie telefoniche) rischia dunque di perdere soldi. A guadagnarci (ben 5-10 euro/anno!!) coloro che hanno magari 10 sim card che non ricaricano quasi mai e che chiamano poco (non contribuendo, di fatto, a ripagare la rete e gli investimenti). Identica lamentela su La Stampa.

Tornando al furore petizionistico, segnalo per dovere di cronaca la notizia di una petizione per eliminare lo scatto alla risposta, seguita da Anti Digital Divide che lancia una petizione per “l’abolizione del Canone Telecom sulla fonia e sulla linea solo dati”.

Pur non volendo entrare nel merito dei singoli casi, mi limito a notare che lo scatto alla risposta, il canone, il costo di ricarica fanno parte di un sistema di prezzi unico, e non possono essere considerati elementi singoli. Il fatturato delle telco è la somma di più fattori e, come è normale che sia, le società tendono a farlo crescere nel tempo o per lo meno a mantenerlo costante.

Se un elemento che compone il mix viene a diminuire o mancare del tutto (come accade con il costo di ricarica), è dinamica normale che gli elementi “sopravvissuti” aumentino (costo al minuto, scatto) o che diminuiscano i bonus (vedi eliminazione delle ricariche Power). Eliminiamo pure costo di ricarica, scatto alla risposta, canone mensile, e concentriamo sul prezzo della chiamata tutti gli elementi che oggi formano il fatturato: davvero sicuri che i consumatori siano pronti a pagare un euro al minuto le chiamate?

6 pensiero su “La petizionite”
  1. Ricordo che mi avevi praticamente convinto, con le tue argomentazioni.
    Quel che dici sul fatto che i mancati guadagni da una voce si redistribuiranno necessariamente sulle altre, resta vero, ovviamente.
    Il punto e’ che un meccanismo di costi estremamente frastagliato e pieno di clausole laterali e costi accessori piu’ o meno obbligatori rende difficile una valutazione reale del costo del servizio.
    Il punto “fraudolento”, se vuoi, e’ proprio quello di accentuare le voci di guadagni corrispondenti ai servizi accessori e alle spese collaterali.

    Io sarei decisamente piu’ contento se i costi fossero fatti convogliare tutti nel costo al minuto delle chiamate, anche se questi dovessero aumentare: solo cosi’ l’utente e’ messo nelle condizioni di sapere chiaramente quanto spende.

  2. Hronir,
    l’importante è essere consapevoli: io sono convinto che l’utente non sia pronto a pagare 50 cent/min di chiamata, preferisca spendere 10 cent, più magari lo scatto, più magari il costo di ricarica. La non linearità dell’offerta permette agli utenti di pagare meno degli ipotetici 50 cent/min: sfruttando bonus, ricaricando importi alti, ecc.

    E l’offerta non lineare risponde ovviamente anche ad esigenze di marketing: il tariffone unico non permette di segmentare il mercato con offerte ad hoc (per lo smanettone, per il gran telefonatore, per l’internauta mobile, per la vecchietta che vuole solo essere raggiungibile, ecc).

  3. Sostanzialmente potremmo quindi tracciare 3 distinte ma convergenti”macro-visioni” sul tema.

    1) C’è una motivazione “ideologica” che ha spinto Bersani ad intervenire sui CDR riassunta nelle ultime parole di hronir ” solo cosi l’utente è messo nelle condizioni di sapere chiaramente quanto spende”.
    Una motivazione assolutamente rispettabile al di la della CONCRETA CONTESTUALIZZAZIONE in un mercato, quello telco, complesso (o in apparenza tale) nelle sue dinamiche. E qui si passa in maniera naturale al secondo punto.
    2) la visione “maxkava” assolutamente più pragmatica e disincantata che mette in relazione le opportunità offerte ai consumatori alle esigenze aziendali. Le aziende debbono “tutelare” i loro margini di crescita (che secondo i dati “sbandierati” dagli stessi carrier sono di tutto rispetto…) ma che si possono o potevano coniugare ,nonostante una minore limpidezza, alle reali esigenze consumistiche. E qui il naturale step al terzo punto.
    3)le opportunità consumistiche. Finalmente dopo tante chiacchiere e supposizioni cominciano in queste ore ad arrivare le primissime CONCRETE REAZIONI dalle aziende. Dal 4 marzo la proposizione comm.le di Vodafone ci parla di scatti alla risposta di 19cent e di chiamate verso AOM anche di 30cent/min. con tariffazione a scatti anticipati. E’ doveroso partire da questi dati (come l’eleminazione della già citata Power ad esempio) per riflettere consapevolmente se i “conti” tornano. Quanti statisticamente usavano le Power e quanti no? Quanti fanno chiamate ad esempio on net? Quanti si avvalgono delle promo della mnp? Se l’incidenza media dei CDR era del 20% sulle tariffe (indagine AGCM-AGCOM) dovremmo aspettarci un aumento di tale portata?
    Io credo in conclusione che questa legge abbia avuto (come fatto peraltro notare in questo post) piu che altro un effetto trascinante a livello emotivo perchè le tasse in genere non piacciono a nessuno ma di fatto il consumatore medio disconosce la propria tariffa perciò avra comunque una percezione positiva al di la dei rincari. Speriamo che rimanga comunque qualche fettina di arrosto in mezzo al consueto fumo 🙂

  4. Non ho capito la tua risposta, Massimo: se l’utente non e’ disposto a pagare 50cent/min di chiamata, glieli facciamo pagare lo stesso mascherandoli con mille voci diverse (CDR, attivazione di servizi aggiuntivi, etc etc…)?!?
    Non e’ che l’utente preferisca pagare quegli stessi soldi in mille voci diverse, e’ che con mille voci diverse si riesce, appunto, a togliergli la consapevolezza di quanto spende.
    E questo resta un comportamento truffaldino, perfettamente comprensibile da parte delle telco, ma comunque non spacciabile come comportamento che viene incontro agli utenti!
    Dal tuo discorso sembra che tu giustifichi il fatto che le tariffe piu’ convenienti per lo smanettone vengano indirettamente fatte pagare alla vecchietta che vuole solo essere raggiungibile…

    Quanto a dimitri, condivino la sua classificazione. Aggiungo solo che l’effetto della legge potrebbe non essere solo psicologico. Quando le telco, come stanno gia’ facendo, cambieranno le tariffe per adeguare le entrate, dovranno fare i conti con un consumatore che potrebbe cambiare i suoi ritmi di consumo PROPRIO perche’ piu’ consapevole dei suoi costi.

  5. massimo, onestamente, scriveresti le stesse cose se tu non lavorasai per un gestore telefonico? 🙂

    Penso di si, perché mi sembri in buona fede. Ma anche noi consumatori non siamo fessi 🙂

    Nessuno mi dissuade dal fatto che i gestori telefonici facciano ricarichi pazzeschi, e quel che è peggio fanno cartelli indecenti.

    Certo l’ingordigia è umana, ma non accettabile

  6. quella che tu chiami “non linearità dell’offerta” ha una parola sola: FUMO!

    Fumo negli occhi dell’utente, per non fargli capire questo spende!

    Questo, a mio modo di vedere, è l’indecenza del settore telefonico

    Cortine di fumo studiate ad arte per ingannare i consumatori

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