Come giustamente fa notare Alex, non è sempre vero che la banda larga italiana costi più che quella estera. Tolta la Francia (che ha più operatori con rete in fibra ottica estesa), l’Italia è allineata al resto d’Europa:
Piuttosto la battaglia va diretta altrove: la qualità reale delle Adsl nostrane fa schifo. Lentezza e cadute libere delle connessione, a causa di centrali fatiscenti, soprattutto al Sud. Non a caso Telecom sta lanciando il rinnovo della rete: si rende conto che i ticket di guasto sono una mazzata per il business.
Ecco, se consideriamo la qualità, allora l’ADSL italiana è più cara (caro è quando pago di più per avere lo stesso servizio, ma anche quando pago uguale per avere un servizio peggiore). E forse gli amici di AntiDigitalDivide avrebbero qualcosina da dire anche sulla rete, che in Piemonte è messa peggio di alcune regioni meridionali (così, almeno, dice la cartina sulla copertura ADSL italiana).
Infine, Telecom Italia: oggi una bella analisi di Stefano Carli pubblicata da Affari&Finanza de Repubblica ricorda che di Ngn non si parlerà (almeno) fino al 2009.
Non c’è stata fuga in avanti nel piano industriale di Telecom Italia presentato venerdì scorso. La Borsa ci aveva un po’ sperato, facendo salire il titolo, ma dopo mezz’ora, resi noti i primi numeri, il listino è tornato indietro. Di qui al 2009 il gruppo di Guido Rossi e Riccardo Ruggiero non si lanccrà in grandi investimenti in fibra ottica. Di quelli si parlerà dopo il 2009. Fino ad allora il gruppo si concentra sull’esistente: come far crescere del 50% gli abbonati alla banda larga in Adsl, mettere sul tavolo una strategia unificata sul fronte dei contenuti multimediali, recuperare migliori standard di qualità del servizio, visto che a questo sono dedicati ben 700 milioni nel solo 2007. La linea guida è quella della ‘disciplina finanziaria’, come l’ha deifinita Buora. Attenzione ai fondamentali per non guastare il rating e poche spese. Acquisizioni solo carta su carta. Intanto France Telecom denuncia un calo degli utili del 25% a causa della concorrenza sulla banda larga.
In Italia non solo abbiamo i media mainstream che non forniscono un’informazine del tutto completa (secondo la classifica di Freedom House sulla libertà di informazione, l’Italia stà al 79esimo posto – a parimerito con la Repubblica del Botswana! – ed è indicata come partly free), ma i cittadini vengono discriminati anche per ciò che concerne l’accesso alla Rete dove l’informazione potrebbe essere in un certo senso più libera.
Nell’attesa di sapere se la direttiva Bitstream varata dall’Agcom che tra le altre cose dovrebbe abbassare i pressi, dia i frutti sperati, mi è venuto in mente un vecchio proverbio che dice: CORNUTI E MAZZIATI!!! 😉
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