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(Reuters) – Il rapporto commissionato dal governo a Francesco Caio prevede tre opzioni per lo sviluppo della banda larga in Italia nei prossimi 5-6 anni, una delle quali potrebbe coinvolgere lo scorporo della rete di telefonia fissa di Telecom Italia , ma anche forme meno drastiche di separazione, riferiscono fonti vicine al dossier. “La prima ipotesi del rapporto Caio, quella in cui viene presa in considerazione la separazione della rete da Telecom Italia che potrebbe portare allo scorporo, prevede la copertura, attraverso una rete mista rame e fibra ottica, di un centinaio di città. Il rapporto indica comunque varie ipotesi di gradualità della separazione”, dice una delle fonti confermando indiscrezioni apparse oggi sui giornali. Il rapporto, che si intitola ‘Portare l’Italia verso la leadership europea nella banda larga. Considerazioni sulle opzioni di politica industriale’, consta di circa 100 pagine ed è stato consegnato ieri al ministro delle Attività produttive Claudio Scajola e al sottosegretario con delega alle tlc, Paolo Romani. I suoi contenuti non sono vincolanti e decisiva sarà l’analisi della situazione che verrà fatta a livello governativo a partire dalla prossima settimana con la sua consegna al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, spiegano le fonti. La seconda soluzione proposta dal rapporto Caio scommette solo sulla fibra per coprire il 25% delle case e la terza soluzione un investimento pubblico limitato e la copertura di 10-15 città attraverso reti locali in fibra tramite partnership con privati. Telecom Italia non ha fatto finora alcun commento. Scajola ha già detto che il governo non intende perseguire strategie in contrasto con l’ex monopolista che è contrario alla cessione del network e ha messo a punto con l’autorità di regolamentazione delle tlc una organizzazione atta a garantire parità di accesso alla rete tra i vari operatori. Il modello Open Access ha riscosso forte interesse presso altri operatori e potrebbe essere adottato da altri paesi, aveva commentato l’AD Franco Bernabè dopo la prima tappa londinese del road show di presentazione. Secondo il portavoce della Commissaria Ue per le comunicazioni, interpellato a metà febbraio sul tema, è un passo nella giusta direzione “ma non è esattamente in linea con quanto richiesto dal regolatore (nazionale) che ha proposto di andare un poco oltre”. Nelle scorse settimane, in un convegno di Forza Italia, l’ipotesi della creazione di una società ad hoc con lo scorporo della rete di Telecom era stata lanciata da Pierluigi Borghini, coordinatore del partito per le attività produttive, che ha parlato di una newco da 10 miliardi con il conferimento della rete Telecom scorporata econ l’ingresso di Cdp e F2i. In quell’occasione Romani aveva raffreddato la proposta parlando di idea prematura. Gli analisti ritengono improbabile che il governo obblighi Telecom Italia a rinunciare alla rete contro la sua volontà ma ritengono che il governo potrebbe esercitare una pressione sulla società per aumentare gli investimenti sulla rete ad alta velocità o a seguire altre opzioni per lo sviluppo della banda larga. “Per quanto riguarda la rete Telecom Italia nel rapporto Caio non c’è solo lo scorporo, ma anche un’indicazione più soft che invita a creare le condizioni per la condivisione della rete”, dice una seconda fonte vicina alla vicenda. “L’ammontare degli investimenti necessari per un’operazione di questo tipo potrebbe suggerire l’intervento di altri soggetti, che già hanno dato la loro disponibilità, come il fondo F2i”, aggiunge. Alcuni commentatori sottolineano, poi, che potrebbe esserci una convergenza di interessi tra Mediaset , la società proprietaria delle prime tre reti televisivi private italiane e controllata dalla famiglia Berlusconi, e la separazione della rete Telecom. In una recente intervista l’ad di Telecom Italia Franco Bernabè ha escluso una fusione tra Mediaset e Telecom Italia anche perchè “si creerebbe un monopolio in una piattaforma distributiva che non sarebbe mai consentito”.

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