Una delle accuse principali a Facebook (a Twitter, e ad altri servizi 2.0 nati negli ultimi anni) è la mancanza di un vero modello di business. La domanda ricorrente è la stessa: ok, si viaggia verso i 200 milioni di utenti ma… come monetizzare questo enorme potenziale?

La pubblicità non decolla, anche se personalmente credo che non decolli (ancora) perchè è stato fino ad oggi utilizzato l’approccio classico. Pubblicità classica (display advertising) su social network significa bassissimi click trough e ROI risibili.

Sono convinto che il nuovo design abbia tenuto conto di questo (la colonna di destra dedicata alla pubblicità – quindi prima si era abituati a non buttare quasi mai l’occhio da quelle parti – è diventata un mix di informazioni e pubblicità e qualche effetto questo layout lo porterà). Così come sono convinto che arriveranno forme di pubblicità studiate e pensate per i social network: infilarsi nel news feed in maniera non invadente e contestualizzata può essere uno dei metodi, ma certamente nei prossimi mesi vedremo nascere nuove idee.

La pubblicità da sola non basta e allora ecco una nuova idea che secondo me funzionerebbe molto bene: i micropagamenti, come ricor4da oggi il Corriere. Già oggi ci sono applicativi che fatturano milioni di dollari grazie ai micropagamenti: moneta reale che si trasforma in moneta virtuale da spendere on line. Regala una birra ad un amico, costa 10 cent. Gioca a Pacman, costa 5 cent. Cent dopo cent, i milioni arrivano. In fin dei conti uno dei successi dell’App Store di Apple è proprio la disponibilità di applicativi a costi di poche decine di cent. Tra un paio di anni non ci sembrerà più così strano fare la spesa virtuale, e ancora meno strano ci sembrerà comprare servizi utili pagando in moneta virtuale. Scommettiamo?

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