Viste le polemiche sulla skin Fineco di Corriere.it, lascio testimonianza della home page di Wired.it in questo momento.

In primo scroll una pubblicità Fineco che copre tutto. Mentre la skin sul Corriere non mi dava fastidio (al limite possiamo discutere di autorevolezza e scelta editoriale), questa la trovo francamente eccessiva. E la chiamano innovazione?

Trovate delle differenze con la home di Wired.com?

6 pensiero su “L’home page di Wired.it”
  1. Fineco e i suoi uomini di marketing hanno centrato l’obiettivo: far parlare di sè.

  2. Perfettamente d’accordo. Fineco ha centrato l’obbiettivo, ma Corriere.it e Wired.it ne escono bene?

  3. Corriere e Wired non ne escono bene ma neanche Fineco, a mio modestissimo parere. A questo punto, mi aspetto che un loro consulente mi si pari davanti appena uscito di casa e non si sposti neanche morto prima di avermi detto cosa mi vuole proporre. “Bene o male, basta che se ne parli” poteva andare bene 20 anni fa. Oggi è un approccio molto rischioso.

  4. la maggior parte dei siti che fanno queste cose, smetto semplicemente di visitarli.
    leggo solo quelli che hanno notizie di valore, originali ed insostituibili ed eventualmente con pubblicità non intrusive.
    corriere.it e wired non fanno parte della lista.
    quindi spassionamtamente vi consiglio: fooldns.com/community.html
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  5. @admin: Scusa, non ti ho risposto.
    No, Corriere e Wired non ne escono affatto bene.
    Ma credo ci sia da fare una considerazione, sperando di non andare OT.
    Autorevolezza e credibilità sono cose che un giornale costruisce in base a ciò che dice e a come lo dice.

    Il Corriere della Sera sono anni che ha abbassato notevolmente la qualità già nella versione cartacea, figurarsi sul sito (dove la vera cosa che conta sono il numero di click che riesci a ottenere).

    Nella sua versione italiana, Wired (come la stragrande maggioranza delle nostre riviste), altro non è che un contenitore di pubblicità. Un bellissimo contenitore di pubblicità (parlo da addetto ai lavori), ma ciò non toglie che quello sia, o poco di più.

    Ciò che intendo dire è che purtroppo Fineco è solo l’ennesimo passo in più verso l’evidenza di questo fatto.
    Se prendi una qualsiasi rivista cartacea e strappi materialmente via le pagine di pubblicità, ti renderai conto di quanto ti rimane in mano.
    Il secondo passo è andare a leggerti tutto il giornale e noterai quante delle notizie rimandino a prodotti in commercio, a quante volte una notizia viene abbinata a una pagina pubblicitaria che vende un prodotto simile a ciò di cui si è parlato, e così via…

    Se poi vivessi in una redazione, noteresti la valanga di prodotti che vengono inviati ai giornalisti, per ottenere anche un piccolo box da qualche parte.

    Insomma, se la situazione dell’editoria è questa, non credo che le versioni online delle riviste cartacee possano andare in un’altra direzione. Anzi.

  6. Michelangelo, grazie delle osservazioni 🙂
    (NB: ho lavorato per 6 anni in redazioni tecnologiche, per cui ho presente come funzioni il meccanismo :P)

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