Foursquare ha un temibile concorrente. Non è un nuovo servizio di geotagging, quanto piuttosto il più famoso (e frequentato) social network del mondo: Facebook. Dopo la mancata acquisizione (Foursquare ha rifiutato 120 milioni di dollari) Facebook ha deciso di cortrere ai ripari con società più piccole.
Nelle prossime settimane, come anticipa Cnet, Facebook dovrebbe infatti introdurre la possibilità di geolocalizzare i post, unendo alla miriade di funzionalità già integrate anche la killer-app su cui si basa Foursquare.
La società fondata da Zuckenberg ha fatto nei mesi scorsi shopping per prepararsi al meglio: prima l’acquisizione della piccola Hot Potato, poi la partnership con Localeze, la stessa azienda che collabora con Twitter per ‘attaccare’ ad ogni tweet la posizione geografica.
eh eh, mi sono troppo messo a ridere, ho un sorriso da 32 dentini al momento… pensavo che in fondo, nel mondo, siamo tutti comari chiacchierone… ah ah, fantastico, network sociali si, ma con nesquik! Mi chiedo se prima o poi, e forse, meglio prima, che poi, il garante non interverrà in merito ad alcuni aspetti che devono essere oggetto di forte studio e discussione sugli aspetti privacy and co. Non c’è controllo o sistema tale per i minori “controllo che non può essere demandato ai soli genitori” le società che offrono il servizio devono essere coscienti anche di questo. Ora, il TAG è una cosa simpatica, perchè diciamocelo, fa anche piacere sapere che stai scambiando opinioni con culture totalmente differenti dalla tua, però occhio sempre a non esagerare, o meglio, a sottovalutare che social voglia dire buono. Anche nei social networks ci possono essere i buoni e i cattivi usi di quelle che nascono come cose simpatiche, ma che poi in mano a certi individui generano qualche malumore e grattacapo. Il domandone finale è: però due bocce, non è che il piccolo non deve vivere, avere solo grandi gruppi diventa a tratti noioso, perchè poi si manca di fantasia, di competitività e diventa tutto troppo omologato e se le cose diventano tutte scontate o uguali, mi fanno prendere una noia mortale!
Fosse davvero così e ammesso che le funzioni di geolocalizzazione siano efficaci… bye bye Foursquare, almeno così come lo conosciamo.
Beh dai, i vari Gowalla/Mobnotes ecc spesso a livello di localizzazione pura sono migliori di 4sq (che ha un ‘raggio’ troppo ampio, ma lo fanno secondo me apposta per aumentare lo usage) per cui immagino che se Facebook lo farà, lo frà bene. magari partendo dagli eventi e dalle aziende, dove può generare soldi insomma 🙂
per questo ogni 6 mesi aggiungono/fanno/disfano, così non diventa mai noioso 🙂
Beh, se per questo, ancora non ho visto il potenziale di street view come lo intendo io, cioè spot pubblicitari che si aprono proprio durante la navigazione.. quindi un mini spot fatto localmente coi costi che tu decidi a badget e il semplice link alla foto “chiamiamola dinamica”… questo è il futuro del geo marketing, anche se avra costi molto più alti dell’indicizzazione da motore di ricerca. Però se fatto bene, nulla vieta che si faccia un mini video promo di 30 secondi, cioè un vero e proprio spot. Es: tanto per andare fuori tema, 3 Store, Voda Store, etc… centri Flag che devono promuovere un nuovo prodotto es: Il nuovo melafonino… perchè nell’attesa del lancio, non individuare su street view la localizzazione, dare un TAG geografico sulla posizione delgi store e un Time TAG sul contenuto, se non addirittura un View TAG. Ovvero, io uso uno spot da 30 secondi, o 2 minuti o quello che è. Più è lungo, maggiore sarà il costo dell’inserzione, ovviamente perchè la banda e lo spazio servers costano. Però, in ragione del budget, posso anche associare altri due TAGs. Il time TAG mi dice per quanto tempo il mini spot può essere visualizzato es: campagna attiva per 30 giorni, dopodichè, se vado su street view, non troverò più lo spot perchè è scaduto. Il view TAG è legato al numero di visualizzazioni e questo può essere molto utile per le campagne marketing che gestiscono codici di sconto. Es: io voglio lanciare il prodotto Diamond e lo faccio con una mega caccia al tesoro online, che piace troppo, lo posso fare con chi ha servizi di mappatura del territorio. I clienti entreranno nel virtual store, che poi in realtà è uno spot dinamico che ti permette di sorbirti la pubblicità, un po di immagini di come è fatto dentro, etc. … poi arriva il tuo biscottino virtuale, pari chessò ad una ricarica gratis da 30€ da consumare entro 30gg. In quel modo ho sviluppato il social marketing, perchè io sono certo del fatto che se riempio il posto di buoni sconto anche da soli 10€ e li geolocalizzo su mappa, succede un putiferio, tali e tanti saranno gli accessi. Quindi, Geo si, ma non da solo. Ci vuole fantasia per inventarsi nuovi modi di concepire e vivere le vecchie cose. Eppure perchè non c’è ancora arrivato nessuno? E’ meglio fare un sito web che devi poi gestire e seguire o trasformare una mappa in un qualcosa di dinamico. Tutti registi con Auto TAG 🙂 ehhhe… dai con le idee, che sono la forza di tutto. Evviva i reach media, ma con gusto e professionalità. This is the future! Reach Marketing!
Buonasera Massimo,
sto facendo un giro di tutti coloro i quali hanno parlato di foursquare nei loro blog, per porre un quesito.
Tutti si lamentano perchè manca la privacy, c’è troppo controllo sociale, Google raccoglie tutti i dati personali, le impostazioni di Facebook sono pericolose e poi… gli stessi, tutti, contribuiscono a far scoppiare “mode” come quella della geolocalizzazione che è come dire costantemente – ciao io sono qui e faccio questo…- adirittura in automatico.
E’ li che sta il paradosso che sto cercando di analizzare da un pò di tempo a questa parte. Cioè personalmente, visto l’aria che si respirava (appunto di intolleranza nei confronti di ogni sorta di controllo sociale) non avrei mai scommesso una lira su Foursquare ed invece… ce lo ritroviamo lì, ad un anno dalla nascita, con numeri di diffusione spaventosi…
Mi piacerebbe avere un tuo commento alla mia riflessione.
Grazie e complimenti!
Paolo, io credo che il problema privacy si ponga quando non c’è trasparenza. Mi spiego: se un servizio mi dice chiaramente che dati raccoglie, che uso ne fa, a chi sono accessibili… beh, diciamo che il problema si sposta dalla piattaforma all’educazione dell’utente, che deve imparare a gestire le proprie inormazioni in maniera corretta.
Per fare un esempio: secondo me meglio non fare check-in a casa per non far sapere dove si abita, mentre se dico al mondo ‘ehi sono in ufficio’ o ‘hey sono al parco’, non ho problemi che la gente lo sappia. diventa, consapevoli di cosa la piattaforma memorizza e a chi è accessibile, una pura questione personale.
Allargando il cerchio, è ovvio che i social network sono un’immensa fonte di dati per chiunque: nome cognome studi lavoro amicizie luoghi frequentati interessi luoghi di villeggiatura status sociale e così via. Un buon data mining permette di scoprire davvero molto su una persona, quindi ancora una volta bisogna lavorare sulla consapevolezza. Mettere in rete solo quello che si racconterebbe senza problemi ad uno sconosciuto incontrato alla fermata del bus.
(su 4square, per altro, credo che il boom sia ancora dietro l’angolo. in italia qualche decina di migliaia di iscritti e qualche migliaio di active users, ancora poco perchè il tema privacy abbia rilevanza mediatica)
Grazie davvero per la pronta risposta. Quando (e se…) mi rispondono gli “altri” ti mando il resoconto della mia “inchiesta”…
Buon proseguimento
ok 🙂
Vorrei aggiungere una cosa sulla privacy: trasparenza dovrebbe anche voler dire, che se un utente decide di cancellare i dati, quelli devono davvero essere cancellati e non conservati per utilizzi sucessivi, anche perchè di fatto, il dato preso 2 anni fa, in genere non misura il trend di oggi e quindi, resta dato ma non informazione. Giustissima l’osservazione Max: uno se è così disattento da mettere le proprie coordinate bancarie, di certo non è sveglio, idem indirizzi etc. però questo accade quando si pensa che il sociale nel web sia quasi un gioco in cui nessuno si farà mai male. La rete è neutrale in tal senso, non è ne buona ne cattiva al contrario dell’uso che se ne fa, che invece può essere buono o cattivo. Facebook non mi pare tutto sto gioiello di privacy, anche perchè il profilo può essere cancellato (non) ovvero, lo lasciano in stand by, almeno a me così è capitato, quindi quello che uno deve fare è cancellare foto, commenti, links, cambiare profilazione su gusti etc.. per fare in modo che la profilazione sia sballata. A questo punto, meglio cancellare tutti i dati, piuttosto che averne di fasulli IMO. Comunque, il problema non è facebook, o altri, quanto il garante che deve stare al passo e aggiornarsi chiedendo a questi colossi il rispetto delle leggi locali. Pena l’oscuramento dell’accesso ai loro servers e non sarebbe un approccio tipo cina google, ma un rispetto delle regole. Oppure, non ti oscuro, ma ti multo e qui, quando parliamo di soldi che escono dalle casse, vedi come ci si muove. Ammetto che però facebook e molte altre invenzioni simili, siano molto, molto attraenti e che segarle di botto o imavagliarle in maniera esagerata, potrebbe portare a perdere in fantasia e innovazione.
Buongiorno Massimo,
come promesso ecco l’inchiesta “La privacy e il “paradosso Foursquare”, pubblicata http://paoloratto.blogspot.com/2010/08/la-privacy-e-il-paradosso-foursquare.html .
Grazie ancora per il tuo preziosissimo contributo.
Che la conversazione continui…
Paolo
Leggete il post dell’11 agosto quando parlo di caccia al tesoro online e ora leggetevi cosa farà vodafone: http://temporeale.libero.it/libero/news/2010-09-22_122553406.html
ciao a tutti bruno 🙂