Wired.it recensisce non proprio positivamente l’applicazione iPad de IlSole24Ore.
Antonio, CEO di Simplicissimus Book Farm, coinvolto nel progetto Sole24Ore, risponde per le rime, argomentando.
Da che parte state?
[mia personalissima nota: da una rivista come Wired mi aspetterei qualità al 101% anche nella versione on line. La ‘foga’ di coinvolgere collaboratori a tutto spiano spesso è cattiva consigliera…]
Grazie per tutti gli insight e i pareri, che seguo voracemente 🙂
Quanto ai crash e alla RAM, sapete come fa Apple (e dico Apple!) a limitare (e dico limitare!) i crash di Safari (e dico Safari!)? Svuota le pagine del browser che restano in background, così nel passare da una finestra all’altra deve ricaricare la pagina, e se per caso ea un sito con accesso allora devi riloggarti, comodo no? Quanto alle risposte di pancia… Beh chimi conosce non può certo stupirsene 😉
Alcune cose (non cito, ma grazie a tutti a prescindere!):
– se vuoi vendere un’applicazione via iTunes devi lasciare sempre e comunque il 30% a Apple
– nell’application store (sia come applicazione che come in-app purchase) nulla può costare meno di 0,79€, editto di Apple. Ecco perché il singolo numero del giornale costa 0,79 (comprensivo di iva al 20%, non dimenticatelo, che nella carta non c’è, e del 30% per Apple)
– non dovevo citare, ma cito Giuseppe M. 🙂 Sono perfettamente d’accordo con te: c’è “ben altro” da portare su iPad da parte di un gruppo come il Sole 24ORE: ma da qualche parte bisogna cominciare, e cominciare dal giornale (attorno a cui tutto ruota) mi pare una decisione, magari ovvia, ma giusta. La questione semmai ora diventa un’altra: appiccicare tutto il resto alla stessa applicazione del giornale? Io sarei, per ora (ma è tutto da verificare) per una molteplicità di applicazioni specializzate, lasciando al giornale di fare il giornale.
– ah, dimenticavo, Giuseppe M., … cos’è “un solito post à la Tombolini”? Giuro, è genuina curiosità (nosce te ipsum ecc…) 🙂
– ah, dimenticavo2, e cito pure gluca: maramaldeggio, ok, ma mi pare il minimo, se poi uno va in giro a fare “men che blogging” con sopra un popo’ di testata come quella, no?