C’eravamo lasciati, senza rancora ovviamente, prima dell’estate con la vicenda dei finti follower su Twitter.

Tutto iniziato da una ricerca di Marco Calzolari ripresa da Repubblica e che ha successivamente scatenato discussioni anche accese.

Discussione poi evaporata col caldo estivo ma che ha lasciato alcuni interessanti strascichi. Uno in particolare mi ha colpito, “perchè è corretto comprare finti follower e bot“.

Avete letto bene, con arzigogolati ragionamenti e citazioni accademiche che danno senz’altro un tono al post, l’autore sostiene che siccome le masse sono capre, è un bene che si possano comprare finti follower e creare bot sui social network in modo che le aziende riescano ad attrarre le capre.

A volerlo analizzare bene, tra l’altro, il post titola “perché è giusto comprare” ma poi non lo dice. Dice perchè comprarli accelera alcune dinamiche, ma non spiega perchè dovrebbe essere ‘giusto’ per un’azienda farlo.

Tornando alla sintesi del post, l’autore sostiene sembra sostenere – così ho capito io – che le aziende debbano comprare finti follower per gonfiare le proprie pagine, perchè così le capre che vedono n-mila follower fanno ‘like’ o ‘follow’ anche loro. E’ un meccanismo abbastanza conosciuto, la gente segue la massa. E magari il manager che paga tutto quanto è contento perchè potrà mostrare metriche in crescita. Di persone finte, ma che importa!

Non vorrei essere troppo netto nel giudizio, ma un’agenzia che lo proponesse andrebbe licenziata in tronco. Se vogliamo affrontare il discorso etico in primis, la risposta al perchè non sia corretto comprare finti follower o like è semplice. Sfruttare bias cognitivi non può prescindere dall’onestà nei confronti dei propri clienti/follower, altrimenti si va verso la truffa. Per fare un esempio, la pubblicità sfrutta meccanismi comunicativi anche dell’inconscio, ma la pubblicità subliminale è vietata. Insomma, c’è un limite a tutto.

Se spostiamo il discorso sul business, qualcuno potrebbe schierarsi con Machiavelli ma è evidente che riempire le pagine di utenti finti risponde ad una metrica numerica che, da anni, i principali analisti ed esperti di social media considerano sbagliata: misurare il social per dimensione e non per qualità, errore classico di chi vuol applicare vecchie metriche ai nuovi media.

Io suggerirei un approccio meno aggressivo: se tu azienda vuoi una pagina piena di persone vere, che conversano, che partecipano, che seguono e diffondono, serve riempire la pagina di contenuti interessanti, conversare con competenza e passione, cercare di essere ogni giorno interessanti agli occhi dei potenziali follower e farsi conoscere.

E state tranquille, aziende, i follower arriveranno. Magari meno (ma avere follower finti può essere un risultato di successo? Direi di no…), ma saranno lì perché interessati a voi, al brand, a quello che fate e che dite.

Ci sono moltissime strategie per avere una pagina ‘piena’, forse più costose e lente, ma più efficaci e soprattutto legate ad una strategia. Diffidate dalle scorciatoie.

5 pensiero su “Venditori di fumo (e follower finti)”
  1. Ciao Massimo,
    grazie per il contributo ma vorrei fare alcune precisazioni.
    1) le masse non sono capre (termine piuttosto dispregiativo a mio avviso) ma ci sono dei bias cognitivi, alcuni molto noti altri meno: è una cosa che dobbiamo accettare e non demonizzare.
    2) “è un bene che si possano comprare” e “le aziende devono”: in quale parte ho scritto queste parole? La frase del tuo post da questo tuo punto di vista è sbagliata, anzi, andrebbe proprio corretta dato che non ho mai detto o scritto una cosa simile (nel caso ti sia sfuggito è all’inizio del quinto paragrafo “l’autore sostiene che le aziende devono comprare finti follower per gonfiare le proprie pagine” ti prego di correggere)
    3) L’uso di “giusto”, in alcune sezioni, è usato come sinonimo di “corretto” (che non presenta errori): l’affermazione “i finti follower possono essere un elemento di pressione assimilabile alla prova sociale” è vera o falsa? Se è vera, in questo specifico caso, comprare i follower è corretto (oltretutto è chiarito nelle note insieme al discorso sull’etica).
    4) Mi fai un esempio di pubblicità subliminale? Perché mi sa che il riferimento è un po’ preso per i capelli
    5) Non ho parlato di etica perché è un discorso che deve per l’appunto fare il singolo manager o l’agenzia o l’azienda: personalmente ho la mia visione e preferisco non comprarli, ma non è una scelta che devo imporre ad altri.
    6) Se spostiamo il discorso sul business il numero di follower (o fan) non è una metrica di business, così come l’engagement: al massimo sono misure per il community manager. Non confondiamo valori di piattaforma con valori finanziari.

  2. ciao Piero, rispondo per punti:
    1) capre e bias cognitivo sono due modi – uno pià rude, l’altro più accademico – di descrivere quello che succede in natura. Il gregge di pecore non ha bisogno di leggere testi universitari, cmq l’espressione capre è mia e me ne assumo la responsabilità in caso di querela dalla ‘gente’ 😀
    2) Il tuo post titola “Perché è corretto comprare finti follower e bot”. Se è corretto vuol dire che va bene e che va fatto, a meno di non voler sostenere che è corretto fare del male. Si tratta ovviamente di una sintesi di quello che ho capito, se volevi dire altro… c’è il link al post in modo che ognuno se ne faccia un’idea precisa.
    3) vedi sopra. Corretto per me è anche giusto, parlando di strategie aziendali. Non ho ancora visto manager contenti di non fare errori ma fare male il proprio lavoro, perché è un paradosso
    4) la pubblicità subliminale credo e spero abbia per tutti lo stesso significato (http://it.wikipedia.org/wiki/Messaggio_subliminale). quel passaggio vuol sostenere una tesi semplice: esistono bias cognitivi, ma il loro sfruttamento deve essere soggetto a etica, onestà, correttezza. In riferimento alla pubblicità, non ci scandalizziamo per la famiglia felice del Mulino Bianco (che sfrutta alcune dinamiche psicologiche note, no?) eppure la subliminale è vietata (perchè ne sfrutta, ma in maniera ‘disonesta’). Quindi il fatto che esistano bias cognitivi da sfruttare acquistando follower non ne rende automaticamente corretto l’uso.
    5) ok, è personale. ma nel tuo post non dai la tua visione (anzi, l’impressione data è che tu sia dalla parte di chi compra, perchè ‘è corretto farlo’). E immagino che in generale chiunque sia d’accordo con l’affermazione ‘le aziende devono fare del bene e non del male’, per cui ‘le aziende devono comportarsi correttamente’ è universalmente accettata. Insomma almeno ad alto livello, l’etica qui credo abbia un’interpretazione a senso unico, per chiunque.
    6) Se parli di aziende, non esistono valori di piattaforma puri, perchè l’azienda è lì per fare business. Il percorso può essere più o meno diretto, più o meno complesso, più o meno esplicito ma le metriche di misurazione delle piattaforma servono per tradurre i numeri in metriche di business (e relative valutazioni).

    grazie per i chiarimenti!

  3. Ciao Max,

    Grazie per la spiegazione, tuttavia usi “corretto” con una diversa accezione da quella iniziale: corretto significa che non presenta errori, non che sia giusto (altrimenti avrei usato quel termine). Da un punto di vista logico è corretto, dal punto di vista etico (come detto anche nel commento) per me è sbagliato, ma l’etica e la morale sono elementi soggettivi sui quali non voglio entrare.
    Tuttavia ti pregherei nuovamente di rettificare l’inizio del quinto paragrafo dal momento che mi stai attribuendo una frase (o uno scritto) che non ho mai detto e questo, usando le tue parole, non è né etico né giusto.
    La pubblicità subliminale a questo punto (dato che è quella sotto soglia) non ha nulla a che fare con il fenomeno della prova sociale dato che questa viene percepita (e a livello di bias ha lo stesso effetto della famiglia felice o del colore della macchina).
    Io non do la mia visione, ma solo la spiegazione di un fenomeno: quando scriverò “perché per me giusto comprare follower” allora potremmo discutere della mia visione personale. Il fatto che le aziende operino per il “bene” richiederebbe di definire che cosa è “il bene”, una definizione molto particolare sulla quale non mi addentro dato che poche persone concordano sul suo significato.
    Il numero di follower non è una metrica finanziaria (nel caso sono curioso di sapere come la calcoli perché io non ci riesco), non la tengo nemmeno come KPI se parliamo di business (al massimo uso un a porzione particolare dei fan o dei follower correlandolo ad attività specifiche): il numero di follower (metrica che fornisce direttamente la piattaforma) in alcuni casi al massimo è una metrica utile per il community manager per misurare lo stato di salute della sua community

  4. Corretto il paragrafo. Ma la sostanza non cambia. “Perché è corretto comprare followers” nella normale accezione significa “perché le aziende devono farlo”. Se non è così, consiglio di cambiare titolo e spiegare meglio nel post 🙂

  5. Ciao Max,
    Grazie mille: per la correzione e il suggerimento adesso vedo di specificare il senso logico della frase e l’assenza di valutazione di tipo morale/etico

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