E’ on line il nuovo sito di Wired (ed è pieno di error 404), anche se dalle parole del direttore Massimo Russo sarebbe più corretto dire che è arrivato il nuovo Wired: rivista cartacea, sito ed eventi ‘targati’ Wired diventano un tutt’uno senza più troppa distinzione tra i due pilastri classici – on line e carta – e quello nuovo.
In occasione del lancio, Federico Ferrazza fa il punto sulle 36 cose che ha imparato sugli ultimi anni sui siti di informazione on line. Provo a fare una sintesi estrema del Ferrazza-pensiero:
un sito di informazione on line deve avere una infrastruttura tecnologica che permetta di pubblicare tanta roba di qualità media piuttosto che poca di qualità alta, perchè quello che conta è il fatturato e quindi i giornalisti devono diventare anche commerciali e uomini di marketing.
E il fatturato non arriva dai paywall.
Il ‘nuovo’ giornalista on line è un intrattenitore che scende a compromessi e sui social pubblica le foto dei gattini che nessuno aveva ancora visto, chi rimane ancorato alle vecchie logiche è destinato a sparire.
Inondare i social di contenuti funziona per generare traffico e senza i social e i motori di ricerca l’on line sarebbe morto, quindi la battaglia ‘per essere in home page’ non serve a nulla visto che il traffico arriva dall’esterno. I social sono pieni di spazzatura, .
Chi non ha un brand alle spalle e un sistema che lo sostiene farà fatica, perchè ci sono aziende che comunicano meglio dei giornali. I siti web che non sono responsive non sopravviveranno, e quelli che hanno poche foto/gallery idem visto che la gente naviga da cellulare – specie nelle ore di trasferimento casa-ufficio e vicevedersa – e non è più molto interessata a leggere, vuole guardare.
Ho analizzato i 36 punti per vedere cosa ne pensavo, uno per uno: sono d’accordo con circa il 40% di essi, sono parzialmente d’accordo con il 30%, sono in disaccordo con il 20%, quasi tutti nei primi 10 della lista. Il 10% restante sono buon senso puro, ed è un bene che qualcuno lo abbia messo nero su bianco.
però Max mi vien da dire una cosa (oggi è giornata grumpy): dopo “solo” tre anni ti sei accorto di tutto ciò? Bravo! Magari un giorno ti faremo dirigere l’edizione online di un mensile di tecnologia e innovazione! (sarebbe Wired, non la Gazzetta del Broccolo, in teoria non dico che dovrebbe *fare* il futuro, ma almeno essere un po’ più pronto -non metterci tre anni- a interpretare il presente)
Oggi voglio essere buono invece 🙂 magari se n’è accorto da tre anni ma solo oggi lo scrive… ma il mio punto è che ci sono pericolose scivolate (il giornalista deve essere commerciale e accettare compromessi vuol dire che mandiamo in giro i venditori condè nast che vendono spazi pubblicitari, si fanno dare 10 righe da pubblicare, le pubblicano tanto la qualità è bassa e l’importante è il fatturato). Io credo che Federico NON volesse dire questo, ma il pensiero sia più elaborato (ad esempio che il giornalista non può considerarsi super-partes rispetto al resto delle funzioni aziendali, perchè i giornali sono ormai aziende e il giornalista è una delle tante funzioni che compongono il conto economico). ecco, per ogni punto sono sicuro ci sia una lettura diversa da quella che appare…