Telecom e Fastweb ancora protagonisti oggi dopo gli annunci dei giorni scorsi.

Sul fronte Fastweb, Swisscom potrebbe essere costretta a rilanciare: i 47 euro offerti per le azioni della società fondata da Scaglie e Micheli valgono in Borsa quasi 49 euro. Il mercato, insomma, crede nel rilancio. Vodafone studia con Lehman Brothers, Mediaset studia da sola, Swisscom sta alla finestra, forse in attesa di capire cosa vogliono fare gli hedge fund presenti nel capitale Fastweb. Da segnalare la “discesa in campo” di Albertini, definito sul Sole24Ore “a buon diritto l’ideatore di Fastweb”: spiega che l’offerta svizzera porterà offerta di qualità e investimenti e svela che già nel 1999 Vito Gamberale suggerì di cercare un accordo con gli elvetici. Sul fronte Telecom, quasi certamente Pirelli ha ricevuto offerte concrete (e la Borsa ci crede): Bersani e Gentiloni schierati contro la cessione agli stranieri.

Stefano (a proposito, complimenti per essere nella top30 degli imprenditori innovativi!) cerca di spiegare perchè l’Italia vende:
Non ci sono i margini. In un mercato in cui la materia prima all’ingrosso e’ totalmente (salvo qualche frazione di percentuale) posseduta da Telecom che gioca anche sul mercato al dettaglio, i prezzi al dettaglio sono stabiliti da Telecom (non senza pressioni politiche, per la verita’). I prezzi all’ingrosso, e quindi i margini per i competitor, sono governati da AGCOM.
Se AGCOM opera lasciando troppo poco ai competitor, questi soffrono e dopo avere messo danaro, senza avere reali prospettive, vendono ed escono dal settore. Parlo per esperienza personale, dopo aver deciso di spostare il business della I.NET (oggi sotto OPA di BT, non della Canistracci) dalla connettivita (TLC) all’outsourcing/security (IT). Perche’ AGCOM ha operato in questo modo ? Il TAR ha detto: per aiutare Telecom Italia a non perdere quote di mercato. E perche’ cio’ ? perche’ la gestione finanziaria di Telecom richiedeva ingenti utili, superiori a quelli del settore, per pagare il debito degli azionisti che avevano scalato a debito Telecom. Questo il risultato. Un mercato asfittico, aziende e soprattutto imprenditori in fuga dal settore (io per primo), indotto sofferente, investimenti IT al lumicino, system integrator in forti difficolta’.


Una seconda riflessione arriva dal Foglio:
Perché i telefoni non riescono più a stare da soli, se non sono nelle mani di grandi operatori esteri, e perché le tv hanno bisogno delle reti per sviluppare i settori del futuro: Internet, digitale, contenuti. L’acquisto da parte di un operatore estero della società guidata da Silvio Scaglia, dopo che l’ex Omnitel è stata venduta agli inglesi di Vodafone e Wind all’egiziano Naguib Sawiris, evidenzia la difficoltà del mondo imprenditoriale italiano di vedere le aziende di tlc come una possibilità di investimento, difficolta aggravate dalle tentazioni di ingerenza nel settore da sempre coltivate dalla politica.

E poi Luca, che scrive:
Siamo in un labirinto finaziario. In pochi ci guadagnano. In molti ci perdono. Ma va bene: purché finisca questo incubo che nessuno di noi si era meritato e si cominci a lavorare. Se sarà mai possibile.

Un pensiero su “L’Italia che vende”

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