Tema evidentemente molto sentito, quello del futuro dei media.

In aggiunta alle mie riflessioni dei giorni scorsi, dove scrivevo che non può, nel mondo dell’informazione, esistere un modello di business che non tenga conto della qualità dell’informazione stessa, arriva questo interessante articolo di Clay Shirky dal titolo Newspapers and Thinking the Unthinkable.

Society doesn’t need newspapers. What we need is journalism. For a century, the imperatives to strengthen journalism and to strengthen newspapers have been so tightly wound as to be indistinguishable. That’s been a fine accident to have, but when that accident stops, as it is stopping before our eyes, we’re going to need lots of other ways to strengthen journalism instead.

When we shift our attention from ’save newspapers’ to ’save society’, the imperative changes from ‘preserve the current institutions’ to ‘do whatever works.’ And what works today isn’t the same as what used to work.

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Spostare l’attenzione dai giornali al giornalismo, dal salvataggio dei vecchi media al salvataggio della società. Giornalismo non visto quindi come industria, ma come missione e come strumento di tutela dell’intera società. Che sia su carta, Web, radio, blog o altro che verrà in futuro poco importa, quello che conta è il giornalismo, l’oggetto e non il medium.

Nel mio piccolo, è quello che ho scritto nei giorni scorsi: indipendente dal business model perseguito, quello che fa la differenza è la qualità dell’informazione, non su che medium viene pubblicata.

Che ne pensate?

Un pensiero su “Non servono giornali, ma giornalisti”
  1. Ottima riflessione, ci penso tanti problemi nel percorso. Partiamo dai giornalisti: il sistema attuale costringe molti precari a fare “numero”, il fattore oggettivo di molte collaborazioni è semplicemente sulla quantità. La qualità raramente viene valorizzata, ahinoi il fattore economico ha la sua (importante) parte.

    Poi parliamo dei new media e degli editori: tra freepress e ricerche pubblicitarie ci sono tantissime/troppe testate nate a solo scopo di raccolta pubblicitaria, il contenuto è quasi inutile. Lo stiamo notando, visto che siamo sul web, anche nei prodotti editoriali: aggregatori, pennivendoli… c’è di tutto e solo per fini commerciali.

    Se sommi le due realtà di cui sopra e le metti alla guida di chi è impegnato troppo a usare la sua rendita di posizione che a fare informazione trovi perfettamente il contesto dei ‘servizi giornalistici’ che hai amaramente linkato…

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