Le riunioni sono numerose, ma infruttuose. I 4 gestori mobili attualmente attivi sul mercato italiano non riescono infatti a trovare un accordo per la cessione delle frequenze UMTS di Ipse2000, costate 3,1 miliardi di euro. Teoricamente, l’affare dovrebbe andare in porto con queste modalità: TIM, Vodafone e Wind comprano 5 MHz di frequenze ciascuno e versano 250 milioni di euro ad Ipse; Ipse a sua volta gira parte del denaro a 3, non interessata a frequenze aggiuntive (ha già 5 MHz in quanto nuovo entrante) ma interessata ad un “indennizzo” per dare il via libera alla concorrenza.
L’affare, già complicato di suo, ha un ulteriore ostacolo da superare: le frequenze di ogni gestore dovrebbero essere contigue, dunque 3 dovrebbe far slittare le proprie per permettere ai tre concorrenti di utilizzare le (a quel punto ex) frequenze di Ipse. Un’occasione per un riassetto globale delle frequenze, oggetto di ulteriore discussione.
Il ministero delle Comunicazioni pare abbia fissato come ultimo giorno utile la data di venerdì 18 novembre, poi potrebbe scattare il ritiro delle frequenze (un ritornello che si sente da oltre due anni…).