[comunicazione]
“Così, i media diventano come fast food: la gente li consumerà in movimento, guarderà le notizie, lo sport e le clip di film mentre è in viaggio da e verso il lavoro, sui telefonini e i dispositivi wireless come la Psp della Sony PSP, o altri già testati dalla nostre società satellitari. Anche i giornali si dovranno adattare alle richieste dei lettori, che vogliono notizie e sport su una varietà di piattaforme: siti Web, iPod, telefonini e computer portatili”.

Lo ha detto Rupert Murdoch, il magnate di News Corp, secondo cui i media tradizionali devono adattarsi alle nuove forme di comunicazione, se vogliono sopravvivere. Il vecchio modello di business (quello dei quotidiani, per intenderci) ha un futuro incerto, e Murdoch non è l’unico a sostenerlo.

Molti vedono un futuro digitale (attraverso blog, siti Web o tramite contenuti on demand inviati nell’etere) per l’informazione, con i giornali a rappresentare un corollario, un approfondimento ragionato per le notizie fornite sui nuovi media.

La metafora dei media come fast food è davvero azzeccata, non tanto per la modalità di fruizione “on the go” dei contenuti, quanto per la “tipologia di pasto”: più veloce, più superficiale, più economico, più “popolare” e dunque più diffuso.

Il pensiero va al McDonald’s, il più famoso dei fast food. Lo trovi ovunque, è economico, ha un menù che soddisfa più o meno chiunque. La qualità? Non ho mai sentito nessuno dire che è meglio un hamburger di una fiorentina, eppure di gente che mangia da Mc Donald’s è pieno il mondo.

Rimanendo al culinario, si può anche azzardare un parallelo tra la free press (quei giornalini gratuiti che si pescano in metropolitana e stazione) e gli assaggini gratuiti che si vedono sul bancone del supermercato. Cibo a volte buono a volte meno, ma comunque mai in grado di soddisfare la fame.

Penso allora che Murdoch abbia ragione quando dice che il modello di business classico debba adattarsi alle nuove tecnologie e alle richieste dei lettori, ma penso anche che i media tradizionali abbiano un futuro. E lo dice una persona che da ormai 6 anni scrive prevalentemente su testate on line, con qualche incursione nel mondo della carta stampata.

I McDonald’s sono pieni, gli assaggini gratuiti sul bancone del supermercato hanno successo, ma anche nei ristoranti di qualità – dove non ci sono né hamburger con patate fritte né assaggini gratuiti – trovare un tavolo libero può essere difficile.

4 pensiero su “Il futuro dei media tradizionali”
  1. Questo editoriale, profondo peraltro, mi ha fatto venire fame:)

  2. Eh eh Alessandro, ma di hamburger e patatine o di fiorentina? Per chi ama il fitness, carboidrati vietati 🙂

  3. Anche i carboidrati sono importanti. Secondo i principi della dieta mediterranea, apprezzata in tutto il mondo, devono rappresentare il 60 per cento delle calorie totali. 30 per cento alle proteine e il 10 per cento ai grassi.

  4. Insomma, quello che mi stai dicendo tra le righe è che va bene il giornale tradizionale, ma anche blog e siti web sono importanti nella dieta mediterranea :-)))

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