Il verbale di accertamento redatto dall’Ispettorato del Lavoro sulla condizione dei lavoratori a progetto della societa’ Atesia parla chiaro: tutti i lavoratori a progetto che operano nel call center sono in realtà dipendenti. Nulla di nuovo sotto il sole: non mi pare di aver mai conosciuto un co.co.pro. o un co.co.co che si potesse definire “lavoratore autonomo”.
Atesia rischia ora di dover assumere 3.200 persone e regolarizzare i contributi pregressi dal 2001. Come spiega l’Adnkronos, “in totale, circa 8-10.000 lavoratori“.
”Riteniamo – si legge nella nota di Cos-Atesia- che le conclusioni dell’Ispettorato costituiscano un grave precedente per l’azienda e per tutte le imprese che operano nel settore. In questo modo viene di fatto sconfessato il contenuto della recente circolare ministeriale sul lavoro a progetto nell’ambito dei call center, e si crea un profondo, inaccettabile e insostenibile turbamento del mercato”. Le conclusioni dell’Ispettorato, ”contro le quali la societa’ si opporra’ in tutte le sedi, oltre ad essere giuridicamente molto discutibili (sulla base di numerose sentenze), sono di fatto in antitesi con la linea adottata dal ministero del Lavoro poiche’ non considerano la distinzione contenuta nella Circolare del 14 giugno scorso tra attivita’ inbound ed attivita’ outbound, e non rispettano il principio della gradualita’ della sua applicazione insito nella previsione di un periodo di informativa alle aziende”.
I nodi, prima o poi, vengono al pettine… su Italia Oggi edizione odierna, un messaggio chiaro: dal 15 settembre a fine anno, il ministero del Welfare sguinzaglierà ispettori per controllare il rispetto della norma.
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grazie a presto
No, escludo che Atesia debba realizzare tutte queste assunzioni, infatti la circolare del Ministro Damiano dà un tempo fino ad Ottobre-Novembre per regolarizzarsi, nel senso che si potrà procedere con assunzioni oppure non utilizzare più personale assunto con Copro per attività in inbound, cioè in attività di risposta a numeri verdi o di assistenza clienti. Una parte soltanto dei lavoratori Atesia svolge questa attività inbound mentre la maggior parte svolgono attività in outbound cioè di vendita telefonica a cui non si applicherebbe rigidamente il divieto del Ministro di applicare la categoria del lavoro autonomo.
Quindi Atesia da una parte ha già provveduto a licenziare o non confermare molti contratti Copro mentre molti altri li ha trasformato in contratti a termine o d’apprendistato/inserimento(durata 12-24 mesi al termine dei quali si può licenziare). Tanto è vero che già il Gruppo Telecom Italia, partner e socio di Atesia(prima di venderla a Cos era sua) ha trasferito già le attività inbound a Comdata che si serve di personale con contratto a termine o di apprendistato e di inserimento e una buona parte dell’outbound lo ha reinternalizzato con la creazione di un reparto interno di dipendenti, provenienti da reparti chiusi come ad esempio i Negozi, che a regime prevede 600 persone.
Insomma le aziende si sono già attrezzate a superare senza grossi problemi questa nuova fase, le regole di Damiano sono servite a fare un po’ di pullizia delle situazioni più stridenti ma il problema della flessibilità rimane tutto aperto, vedi Legge Biagi.
Sottoscrivo in toto l’ultimo pensiero di Pier Luigi Tolardo: apprezzabile l intervento del Ministro Damiano ma serve una regolamentazione ancora piu completa ed una revisione della Legge 30.
Dimitri
Mi spiace Annuzza, tale Simone non lo conosco…
Sicuramente quello dei call center è un problema che in parte rimane aperto (in parte è chiuso: c’è già chi non usa contratti atipici da anni). Non conosco nello specifico il caso Atesia, conosco invece alcune persone che hanno lavorato e lavorano per società di servizi attive sul mercato dei call center: erano dipendenti nella sostanza, ma atipici nella forma.
http://www.club-cmmc.it/aziende/caso_atesia.htm
Qui troviamo un pò di notizie “istituzionali” sul caso Atesia, un caso che ha fatto parlare molto di se negli anni per le precarie condizioni dei molti lavoratori che lo affollano, un caso “limite” se vogliamo ma che ultimamente vede fiorire cattive imitazioni nel resto del paese.
I lavoratori vengono pagati a contatto, più ricevi contatti piu guadagni e viceversa. E’preferibile per l’operatore “soffermarsi” di piu con un cliente (magari perche ci sono a volte gestioni complesse) o ppure no?
Quando parlavo in un altro thread di qualita e quantita e di “confusione” nei valori mi riferivo anche a questo.
Speriamo ovviamente che si possa aprire un focus e regolamentare un settore in espansione ricco di irregolarita.
Dimitri